Da Londra: recessione Italia aumenta possibilità default e uscita dall’euro

In attesa di capire come e se ci sarà la Brexit, dalla capitale inglese arrivano bordate di fuoco e vengono evocati scenari apocalittici per l’economia italiana. Non solo la recessione, tecnica, in cui è finita l’economia italiana nel corso del quarto trimestre era ampiamente attesa. Ma questo ‘stallo’ rischierebbe, addirittura, di portare il Paese al default o all’uscita dall’euro. Se il primo aspetto è condivisibile difficilmente si possono avverare, nel medio periodo, perché nel breve è impossibile, gli altri due eventi. Eppure l’economista inglese Roger Bootle, in un articolo sul Telegraph, ci crede e avverte l’Italia ed il governo Conte: occorrono politiche che rimettono in moto la crescita.

“I dati della scorsa settimana mostrano un calo del PIL italiano nel quarto trimestre dello scorso anno, confermando ciò che molti osservatori avevano già sospettato: l’Italia è in recessione. O meglio, in un’altra recessione, dopo quella del 2008, del 2011 e del 2012. Dove finirà questo?” si chiede l’economista. Che  aggiunge, “siamo abituati alla debole performance economica dall’Italia. Nel 1987  il suo PIL ha addirittura superato brevemente quello del Regno Unito. Successivamente ha abbandonato le classifiche internazionali e nel momento in cui è nato l’euro, nel 1999, era già un giocatore debole. L’euro poi ha finito per peggiorato le cose. Dalla sua formazione, l’Italia è cresciuta solo del 9%. Al contrario, il povero vecchio Regno Unito, auto-escluso dai benefici della moneta unica, è cresciuto del 44%”.

In un contesto di debolezza e scarsa affidabilità, secondo Bootle i mercati obbligazionari mostrano, giustamente, forti preoccupazioni sulla sostenibilità della posizione debitoria dell’Italia e della sua continua adesione all’euro.

“I rendimenti dei titoli italiani a 10 anni sono circa del 2,6% sopra rispetto ai loro equivalenti tedeschi contro l’1,2% della fase precedente la costituzione dell’attuale governo. A meno che l’Italia non riesca a generare una crescita sostenuta, il risultato finale sarà un default, un’uscita dall’euro o entrambi”. Uno scenario troppo apocalittico nonostante l’economia italiana non attraversi un periodo florido.

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