Da oggi, martedì 3 agosto, scatta il semestre bianco. Fino a febbraio 2022 niente nuove elezioni

Da oggi, martedì 3 agosto, scatta il semestre bianco: fino a febbraio non si potranno sciogliere le Camere per indire nuove elezioni. La finestra di un eventuale voto anticipato sarà rimandata a inizio 2022, quando verrà incoronato il nuovo presidente della Repubblica. Sulla carta il semestre bianco è una mossa introdotta durante i lavori dell’Assemblea Costituente per evitare che il capo dello Stato possa usare il potere di scioglimento del Parlamento per garantirsi la rielezione. Dal punto di vista politico rappresenta l’argine per evitare una crisi di governo e contemporaneamente continuare ad alzare le tensioni tra i partiti di maggioranza.

Un classico caso di eterogenesi dei fini. Questo è il semestre bianco, il periodo cui il capo dello Stato non può scegliere le Camere. Nato per scoraggiare tentazioni autoritarie, rischia ora di rivelarsi un micidiale incubatole di pulsioni anarcoidi. A volerlo, in senso all‘Assemblea costituente, furono i comunisti: un po’ per buonafede e molto perché non si fidavano della Dc, considerata una sorta di riedizione del fascismo sotto altre forme. Fatto sta che riuscirono ad introdurlo in Costituzione, precisamente all’articolo 88. A oltre settant’anni da allora, il bilancio del semestre bianco presenta più luci che ombre.

Antonio Segni, già nel 1963 voleva inserire in Costituzione il divieto di rielezione per il presidente uscente. Tanto più che sette anni non sono pochi. Un bis al Quirinale scandirebbe tempi più consoni a un regno che a una repubblica. Infatti, non è mai accaduto se non nel 2013 con la rielezione di, Napolitano per poco più di un anno.  Mattarella si è già chiamato fuori.

Rispetto al quale, alla luce del semestre bianco, Mattarella potrebbe opporre poco, anche  se non sarebbe del tutto disarmato. Potrebbe infatti dimettersi subito e lasciare al suo successore la decisione di sciogliere il Parlamento. Insomma, la ricreazione comincia ma è meglio che i partiti stiano in campana.

In  sostanza le varie formazioni politiche che sostengono l’esecutivo, in questo caso guidato da Mario Draghi,  potranno tranquillamente stare a un gioco di veti incrociati, parole al veleno e minacce con la certezza che le Camera non potranno essere sciolte. Senza più la minaccia di nuove consultazioni a livello nazionale, i partiti si potranno sentire liberi di comporre nuove maggioranze a loro piacimento o di mettere a Palazzo Chigi un premier nuovo.

Va comunque fatta una precisazione: questa possibilità sarebbe stata interessante se al governo ci fosse ancora Giuseppe Conte, i cui rapporti con Matteo Renzi e Italia Viva non erano affatto stabili. Ora però alla guida dell’esecutivo c’è Draghi e va considerata una questione di assoluto rilievo: bisognerà rispettare requisiti e tempi per accedere ai soldi del Recovery Fund. Starà ora alle formazioni politiche decidere quale atteggiamento assumere in questi sei mesi di bolla.

Proprio ieri fonti della Lega hanno assicurato, in esclusiva a ilGiornale.it, che i toni si alzeranno inevitabilmente: ‘Gli attacchi tra i partiti aumenteranno con le prossime settimane considerando che ormai siamo praticamente entrati nel semestre bianco. Ce ne daremo di santa ragione’.

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