Sono rosati i vini d’Italia che danno nuovo slancio alla nostra economia nazionale e puntano sempre più in alto in fatto di export perché hanno raggiunto livelli qualitativi di tutto rispetto e non hanno più nulla da invidiare ai ‘fratelli’ bianchi ed ai rossi dei quali costituivano prima i parenti poveri.
Riflettori sull’abbinamento pizza-rosé che può connotare in maniera vincente questi vini, offrendo loro molte chances in più.
Sono i dati rilevanti emersi a Sorrento Rosé, prima edizione del festival internazionale dedicato alla bevanda preferita da Bacco, in tutte le nuances dal color pesca al fragola, passando per infinite tonalità più o meno intense, ma sempre rosa. Un mondo di sapori e di sentori per la gioia delle papille gustative ed olfattive di intenditori ed appassionati.
Location della kermesse, la sorrentina Villa Fiorentino, sede della Fondazione Sorrento, con banchi di assaggio vini – oltre 100 etichette de Le Donne del Vino – e food a cura di Antonino Esposito; per l’attesa tavola rotonda su pizza e rosé, lo splendido contesto del Grand Hotel Europa Palace con il suo panorama sul mare di incommensurabile bellezza; per gli eventi esclusivi, lo stesso Europa Palace, Acqu ‘ e sale a Marina Piccola ed il centrale Istituto San Paolo.
La manifestazione è stata voluta ed organizzata dall’associazione nazionale de Le donne del Vino, presieduta da Donatella Cinelli Colombini, con il fondamentale sostegno della infaticabile Delegazione campana guidata da Lorella Di Porzio, eccellente padrona di casa del celebre ristorante napoletano Umberto.
La kermesse ha visto la luce con al suo attivo già una certa notorietà, forte dell’impegno di un’organizzazione diffusa in tutte le regioni italiane, con 750 socie che brillano per attività e passione, incominciando proprio dalle campane. Più di 60 produttrici italiane sono state particolarmente coinvolte, oltre alle colleghe straniere, in primis le componenti la delegazione croata; 50 giornalisti di settore accreditati e molti altri esperti a vario titolo.
L’Italia in volume è al secondo posto come esportatore a livello mondiale, con il 16%; negli Stati Uniti, le vendite nel 2016 hanno toccato gli 816 milioni di dollari di fatturato, pari al 6,8%. 24 milioni di ettolitri la produzione sul Pianeta, cioè il 10% del consumo mondiale. In pratica, su 10 bottiglie di vino una è rosé; 4 su 10 vengono esportate, perciò il soprannome di “vino con la valigia”, perché è un vino che al 40% emigra.
Con entusiasmo, la presidente ha accolto la proposta di chiamare rosato i nostri vini nazionali e non rosé alla francese, idea lanciata in occasione della centrale tavola rotonda al Grand Hotel Europa Palace di Sorrento dedicata all’unione felice rosé-pizza, sulla quale tutti i relatori hanno puntato e credono.
Per avere un avvenire economicamente rilevante, il rosato deve affermarsi come vino ‘gastronomico’, in abbinamento con la pizza, ed in alleanza con il pomodoro quale anello di congiunzione, arrivando ad essere un punto di chiaro riferimento in modo da conquistare una congrua richiesta da parte dell’utenza. Chiare le indicazioni del giornalista enogastronomico Luciano Pignataro.
Innanzitutto va coltivata la qualità per favorire un’adeguata crescita sia sostanziale che di immagine ed economica; occorre un impegno collettivo per consentire ai nostri rosati di conquistare un proprio ruolo definito ed una maggiore considerazione sui mercati esteri, dove – bisogna dire – si registra già una richiesta alquanto incoraggiante, che vede l’Italia al secondo posto dopo la Francia, peraltro in continuo aumento, a partire dagli Usa. Maggiori spazi occorre conquistare anche in casa nostra, dove i rosati possono esigere sicuramente più preferenze.
Le Donne del Vino hanno rivendicato per i rosati un ruolo di maggiore rilievo, adeguato prestigio per i tanti eccellenti prodotti e curati ormai con pari impegni rispetto ai bianchi ed ai rossi. La crescita sostanziale di qualità è sotto gli occhi di tutti. ‘Oggi i vini rosati vantano un’offerta in termini di prestazioni e caratteristiche, vasta e variegata, dalle notevoli potenzialità, che consente un’ampia oltre che versatile possibilità di connubi di sicura riuscita’, ha spiegato la responsabile della Delegazione campana Lorella Di Porzio,
L’evento ha contribuito a sfatare pubblicamente luoghi comuni falsi ed infanganti che hanno penalizzato per tanto tempo il vino rosato considerato, in modo dispregiativo, un vino ‘estivo’, cioè di poco conto e scarsa consistenza, incapace di invecchiare e di nobilitarsi, indicato per palati semplici e ‘da donne’ ovvero leggero e senza pretese (giusto in tema di esiguo rispetto per i gusti femminili). Ancora, vino annacquato, scarto delle migliori produzioni di rosso; indicato per chi si accontenta o non può permettersi di meglio. Una lunga serie di sciocchezze inaccettabili. I vari relatori che si sono alternati, hanno sostenuto con energia e consistenti motivazioni, il rosato quale vino di tutto rispetto.
Tra essi, nomi di esperti di fama. Oltre alla presidente, a Luciano Pignataro ed alla delegata campana, la madrina di Sorrento Rosé Linda Bastianich; lo chef pizzaiolo Antonino Esposito, che lo propone in abbinamento perfetto con la sua ultima creazione di pizza d’inizio estate. Ancora, Nicoletta Gargiulo, presidente Ais Campania che ha dato rilievo all’ottimo abbinamento con il panuozzo e pizze robuste soprattutto a base di salumi. La Gargiulo ha pure sottolineato l’ aumento di richiesta nelle pizzerie del sommelier, figura ormai necessaria.
Ed in campo di eccellenze, pro-rosé anche l’esperta enogastronoma Livia Addario Iaccarino, first lady dello stellatissimo Don Alfonso 1890, ristorante gourmet numero uno in Italia e quinto del Pianeta a giudizio della clientela mondiale. Insomma, anche gli esponenti del top dell’ Alta Cucina seguono con attenzione i progressi dei più pregiati rosati nazionali.
‘Il vino rosato deve puntare all’eccellenza qualitativa: grazie alla sua versatilità, le migliori produzioni possono accompagnare diversi piatti gourmet’, ha detto l’enogastronoma, integrando quanto affermato precedentemente da Donatella Cinelli Colombini a proposito delle nuove tipologie che nascono come vini premium e maturano spesso in fusti di rovere, meritano quindi a pieno titolo di essere prese sul serio.
Fa ulteriormente ben sperare l’aumento costante dei consumi che si registra negli Usa, sul quale sì è soffermata la Bastianich, che ha esortato le produttrici a dialogare con gli statunitensi, soddisfacendo la loro curiosità di conoscere tutto sul vino ed il food italiano, che adorano e dei quali non si stancherebbero mai di apprendere nuovi particolari.
La chef e titolare di una catena di ristoranti italoamericana ha testimoniato l’interesse degli Stati Uniti per i nostri rosati, attenzione che è stata ulteriormente confermata dalla presenza decisamente significativa, all’evento inaugurale, della console generale Usa Mary Ellen Countryman, tra l’altro estimatrice dei rosati e cultrice dei vini italiani.
‘Gli americani amano l’Italia, soprattutto il cibo ed il vino, e vogliono sapere come si produce il vino, come si fa la pizza. Allora, voi raccontateglielo!’, ha esortato Linda, con entusiasmo e convinzione.
Grande attenzione ha suscitato l’intervento di Antonino Esposito che ha puntato con vigore sulla tracciabilità degli ingredienti, incominciando dagli impasti delle pizze. Il patron di Acqu ‘ e sale ha sollecitato chiarezza nell’informazione al cliente, nel rispetto dell’etica e dell’onestà. Ha spiegato che determinati impasti a base di farine robuste, richiedono più ore di lievitazione, mentre le farine deboli ne necessitano di meno. Ed ha chiarito che il tempo di lievitazione non è indice di qualità, bensì una necessità richiesta da determinati impasti.
Le lunghe lievitazioni attualmente reclamizzate come la panacea, non devono essere considerate indispensabili per ottenere un impasto di qualità superiore. Sono ben altri i fattori, innanzitutto, masticabilita, gustosità, profumo, capacità di digeribilità. Ha poi spiegato come valutare una pizza buona e salutare: ‘Va degustata lentamente, spicchio dopo spicchio, al pari di un calice di vino, diffidando se quando si intiepidisce e poi si raffredda la masticazione e la deglutizione diventano difficili. Notate se rimane gustosa, appetitosa, invitante fino all’ultimo boccone, così come il vino deve esserlo fino all’ultimo sorso’, ha suggerito lo chef pizzaiolo, che ha pure invitato il qualificato pubblico presente, ed in particolare i rappresentanti dei Media affinché possano informare l’utenza, ad una maggiore attenzione sulle indicazioni degli ingredienti contenuti nelle materie utilizzate, nel caso specifico delle farine, all’acido ascorbico e solfato di potassio e non solo, oltre che al tipo di raffinazione che spesso penalizza elementi fondamentali per la tutela della salute. Ed ha richiamato l’attenzione pure sul fondamentale ruolo svolto dai picccoli molini dove vengono prodotte farine di grande qualità, che non possono avere sempre lo stesso grado di umidità e caratteristiche costanti e che per questo motivo esigono pizzaioli competenti. Possono infatti essere usate soltanto da chi ha una preparazione specifica e le capacità, la manualità ed esperienza, per comprendere con lo sguardo ed il tatto, quali proporzioni vanno usate per ottenere un buon impasto. Le farine industrializzate, prodotte dai ‘giganti’, rendono facile il compito dei pizzaioli meno esperti, ma sacrificano spesso l’alta qualità a vantaggio della semplicità d’impiego ed usano tipi di raffinazione non sempre rispettosi della tutela dei nutrienti e che possono influire sullo sviluppo di intolleranze alimentari. Poi ha accennato ai conservanti adoperati per garantire una data di scadenza non troppo breve.
Al dibattito hanno presto parte, tra gli altri, le autrici del libro ‘La Buona Pizza’ Tania Mauri e Luciana Squadrilli.
Tra gli ospiti di rilievo, la delegazione delle Women of Wine della Croazia, organizzatrici del noto Pink Festival di Zagabria. A Villa Fiorentino, per la cerimonia inaugurale, anche il sindaco Giuseppe Cuomo e l’amministratore delegato della Fondazione, Gaetano Milano. Mille i visitatori.
‘Il rosè ci consente di scoprire sapori nuovi, insieme alle eccellenze del cibo del nostro territorio’, ha affermato il primo cittadino, riferendosi con entusiasmo alla scelta operata di riconfermare Sorrento quale location per la seconda edizione della manifestazione, nel 2018, che vedrà le produttrici dirette protagoniste, com’è sicuramente più giusto, e si spera possa coinvolgere maggiormente di quanto fatto timidamente quest’anno, albergatori ristoratori ed altri soggetti attivi nel settore, innanzitutto sorrentini, in modo da essere sostenuta con vigore dall’intero capoluogo peninsulare.
Sempre a Villa Fiorentino, mostra fotografica sul mondo del vino, musica dal vivo con i Mojis, presentazione Album ‘Migrations’; in concomitanza, l’esposizione di Raffaele Celentano, photo exhibition ‘The Italians’.
In onore della rappresentativa madrina e di tutte Le Donne del Vino, il riuscito ricevimento sulla panoramicissima terrazza dell’Europa Palace curato dalla chef Marina Ramasso e dallo chef resident Aniello Valestra a capo della sua efficiente Brigata: Giuseppe Criscuolo, Francesco Scarpato, Pasquale Schettino, Armando Montagna e maître Salvatore Caputo, sotto l’egida dei titolari Salvatore ed Annamaria Ercolano, e la direzione di Raffaele Ercolano.
Coinvolgente anteprima gastronomica, da Acqu ‘ e sale, firmata da Antonino Esposito e dal suo chef resident Gennaro Vingiano, che ha visto anche particolarmente impegnati le due celebri ristoratrici partenopee e Donne del Vino Lorella di Porzio (Umberto, Napoli) e la vicana Franca Di Mauro (Il Cellaio di Don Gennaro) con lo chef Vincenzo Maresca.
La cena di gala, al San Paolo, è stata preparata dagli allievi e docenti sala, cucina ed accoglienza dell’istituto, con la la supervisione dello chef Giuseppe Aversa e del figlio Federico dello stellato Il Buco di Sorrento e l’attivo coordinamento della preside Paola Cuomo.
Grande supporto da parte della compagine campana impegnata ‘in casa’ guidata dalla ristoratrice napoletana Lorella Di Porzio (Umberto) composta dalle produttrici Milena Pepe (Tenuta Cavalier Pepe), Daniela Mastroberardino (Terredora di Paolo), Patrizia Malanga (Le Vigne di Raito), Maria Coppola (Cantina dei Monaci), Benigna Sorrentino (Sorrentino Vini), Emanuela Russo (Cantine Astroni), Alessia Canarino (Antica Hirpinia), Grazia Formisano (Donna Grazia), Anna Maria Famiglietti (Cantine Famiglietti), Mara Portolano (Portolano Vini); dalle ristoratrici Franca Di Mauro (Il Cellaio di Don Gennaro); dalle sommelier: Daniela Prisco, Marianna Cotecchia, Irene Iolanda Minasola, Adele Elisabetta Granieri, Fosca Tortorelli.
Sorrento e dalla Regione Campania; partnership di Ais Campania; sostegno di sponsor: Vetreria Etrusca, Campania, ABC Travel, Villa Fiorentino, Banca di Credito Popolare – filiale di Torre del Greco, Mormile, Pourquoi Me; per gli allestimenti a Villa Fiorentino, Rete per il packaging sostenibile: 100% Campania che ha impiegato materiale ecosostenibile e con cartone riciclato, ed insieme a Brevetti Waf, ha realizzato le spumantiere riutilizzando gli scarti dei supporti siliconi delle etichette autoadesive.
Teresa Lucianelli