Dal 12 al 23 dicembre debutta all’Off Off Theatre di Roma in scena ‘Easy to remember’, con Anna Gualdo e Liliana Laera

Dal 12 al 23 dicembre  la compagnia Ricci/Forte debutta all’Off Off Theatre con il nuovo lavoro ‘Easy to remember’, con Anna Gualdo e Liliana Laeradedicato alla poetessa russa Marina Cvetaeva.

E’ tra gli spettacoli più attesi della stagione dei teatri romani, la prima stagione per l’OFF/OFF Theatre, che ha il piacere di ospitare il nuovo Easy To Remember, ultima fatica di Ricci/Forte   che andrà in scena a Via Giulia dal 12 al 23 Dicembre 2017, ispirato da una donna fuori dall’ordinario, la poetessa russa Marina Cvetaeva. La coppia più dirompente della scena teatrale contemporanea, guiderà il pubblico in un caleidoscopio di porte irreali, unite tra loro da un corridoio emotivo verso unadirezione onirica e implacabile: il nostro domani. Uno spettacolo che si interroga sulla follia, sia essa manifestazione divina, o fulgido esempio di libertà.

 

NOTE DI REGIA:

Prendi una donna fuori dall’ordinario, Marina, abbracciata esclusivamente dal cielo, che cresce isolata afferrandosi alla memoria, come un fatale testamento in bottiglia da affidare alla Storia. Prendi un vecchio immobile ed un piano qualunque nell’edificio. Prendi una stanza, indicata dal Caso. Alveolo. Cella candida per sussurrare un’asimmetria che fonde insieme scarti esistenziali. Prendi i suoni. Prendi i racconti bisbigliati. Prendi le immagini che vomitano i quotidiani, i social network. Molteplici tetris animistici fatti di vite meno reali della tv satellitare a circuito chiuso. Chiavi per entrare nei vasi comunicanti di un organismo che pulsa di vite disordinate. Pulsa simultaneamente. Mantice e mastice insieme, che imbriglia e incastona una polifonia semiotica che graffia la gola. Una stanza. Singola. A due posti. Loculo. Con il suo peso specifico. Inondata di luce. Foderata da lampi radiografici. Scartavetrata dal suono. Agita da presenze, bambole russe che si celano sotto i copriletto intonsi, tra le intersezioni delle maioliche. Rammendare le reti della propria fantasia, quando tutto sembra sciogliersi in un benessere fittizio. Voci femminili sepolte, sovrapposte, infrante, in questo istituto di ‘apparente’ sanità, che sgretolano le ore della propria esistenza, feroci come le graminacee che attecchiscono sul cemento. Singulti. Alterazioni che rimbalzano sottopelle e si unificano sciogliendo i tramezzi di frontiera. Respirando l’aria mossa degli altri respiri. Trasformando l’apnea in un valore aggiunto. La follia è davvero una malattia o una manifestazione divina, un’espressione di libertà? E come e in nome di chi vengono tracciati gli steccati di quella discutibile libertà? Un caleidoscopio di porte irreali unito da un corridoio emotivo che impianta links tra una toppa e l’altra verso una dimensione onirica, vivida, iperreale, implacabile: il nostro domani   

 

 

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