All’Auditorium Rai di Palermo, oggi alle ore 18,00 in scena “Dal ventre della terra”, atto unico di Sara Favarò, testo in appendice al saggio dell’autrice “La messa negata”, storia di Vitti ‘na crozza. Dal ventre della terra è un atto unico teatrale che prende spunto dalla tragica vita dei minatori. Lavoratori che vivevano nel buio del ventre della terra, che conducevano una vita grama, piena di stenti, di sacrifici, di malattie provocate dal loro lavoro e che, tristemente, quando avevano la sventura di morire in quell’inferno, non ricevevano, da parte della Chiesa, l’onore delle esequie funebri cristiane. Niente messa! Nemmeno un tocco di campane veniva suonato per loro! Denuncia contenuta anche nel testo della celebre canzone siciliana “Vitti ’na crozza” che, purtroppo, è stata oggetto di manipolazione discografica con l’aggiunta dell’allegro “larallallero ….” che nulla ha a che vedere con la versione originale. Il monologo è arricchito da canti che spaziano dal lirico-sacro a quelli popolari, che esprimono la rabbia e le condizioni sociali dei minatori. La regia è di Sara Favarò. Vitti ’na crozza è la canzone più manipolata e oltraggiata della tradizione siciliana. Protagonista della canzone è ’na crozza, ossia un teschio che, attraverso il suo racconto, si fa promotore di una forte denuncia sociale. “ … l’aggiunta dell’allegro motivetto “larallallero lallero lallero…” non ha nulla a che vedere con la versione originale e, anzi, ne travisa il senso e ne mortifica l’intento. La storia narrata da Sara Favarò, ha dell’incredibile. Con intensa indignazione Sara ripercorre l’ostracismo perpetrato dalla Chiesa, incredibilmente cessato solo verso il 1940, nei confronti dei minatori morti nelle zolfatare. I loro resti mortali non solo spesso rimanevano sepolti per sempre nell’oscurità perenne delle miniere ma per loro erano precluse onoranze funebri e perfino, insiste il teschio della canzone, un semplice rintocco di campana!”