I figli del Fiume Giallo di Jia Zhang-Ke – dopo il Torino Film Festival in sala dal 9 maggio con Cinema di Valerio De Paolis – ci porta nella Cina del 2001 dentro la cultura jianghu (quella criminale della triade cinese). Qui la giovane ex ballerina Quiao (Zhao Tao) si innamora di un boss della mafia locale, Bin (Liao Fan) ed è disposta a fare tutto per lui. Così, quando Bin si trova in un conflitto a fuoco, non manca di mettersi a sparare per salvarlo, tanto da venire imprigionata per cinque lunghi anni. Non solo.
Quando esce lo va a cercare, ma lui si è ritirato, fa un’altra vita e ha un’altra donna. Fin qui tutto bene, ma la storia d’amore tra in due in realtà non finisce. Continua anche se con modalità diverse e con il chiaro intento di mostrare che la modernizzazione della Cina è andata a toccare anche quella cultura popolare e radicata della delinquenza ‘sporcandola’ di cellulari e compromessi. Quasi una missione quella del regista di monitorare il cambiamento con ironia e forse anche con dolore.