Con il suo nuovo romanzo, “Dalla sommità del cielo più alto”, Roberto Cristiano, scrittore e giornalista affermato, riprende il cammino iniziato con il precedente lavoro, “IlmiosoloamicoèGiasone”, e conduce il lettore in un viaggio affascinante e impegnativo alla ricerca del significato più profondo dell’esistenza umana. Attraverso le vicende dei vari personaggi tra cui il pittore affermato Bongio e sua figlia Oshi, insegnante di sostegno impegnata in una complessa relazione con il neurologo Toni Moggi, l’autore affronta tutta una serie di temi che vanno dalle piccole e grandi dinamiche della vita quotidiana e, passando attraverso la ricostruzione della storia e dei simboli di una organizzazione complessa ed enigmatica come la Massoneria, giunge fino alle grandi questioni che interessano la società in cui ci troviamo a vivere come il rapporto tra i sessi, il bullismo e la giustizia.
La penna arguta di Roberto Cristiano, disegnando un quadro vivente in cui si intrecciano i fili che legano tra loro tutti questi argomenti, apparentemente così distanti tra loro, offre al lettore una prospettiva diversa attraverso cui è possibile affacciarsi a una più profonda e vasta comprensione del significato ultimo della esistenza umana. Il mistero della vita, ciò che la rende straordinaria, sta nel fatto che essa pone l’uomo dinnanzi a una sfida: ascoltare quel profondo anelito, quella nostalgia struggente, che dal profondo del cuore gli fa riaffiorare il ricordo di una percezione più vasta e sottile della realtà che non può in alcun modo accontentarsi della ordinaria conoscenza dei sensi. Un tale compito, tuttavia, non presuppone un rifiuto della vita, dell’umano troppo umano, ma al contrario richiede una capacità eroica di immergersi consapevolmente in ogni esperienza così da poterne riconoscere e assaporare il risvolto interiore. Questo è il messaggio che si lascia intuire attraverso ogni pagina di “Dalla sommità del cielo più alto” così ricca di un intenso vissuto.
In altre parole, quella che il romanzo ci offre è l’intuizione di quella essenziale sintesi tra materia e spirito, tra alto e basso, tra immanente e trascendente, che è la chiave attraverso cui l’Alchimia, Scienza antica di cui Roberto Cristiano è attento studioso e cultore, giunge a rintracciare il segreto della Vita. Nella simbologia massonica, similmente, il pavimento a scacchi suggerisce al neofita che la via verso la Conoscenza sta nella capacità di riuscire a comprendere che a ogni azione visibile ne corrisponde sempre una invisibile che la ispira e la prepara, esattamente come l’inspirazione prepara l’espirazione, secondo un Ritmo che è la chiave del Rito. Il senso di tutto questo è rendere sacro ogni atto dell’uomo e, quindi, spiritualizzare la materia. È così, infatti, che Oshi, attraverso un intricato gioco di amore e odio, riesce a trasmutare la sua passione erotica per Toni Moggi in Amore, cioè nella capacità di realizzare nell’abbraccio dei corpi l’incontro delle anime.
Il compito di indicare questa visione magica della esistenza, dove la parola Magia sta ad indicare la disciplina derivante dalla dottrina del mitico Ermete Trismegisto, è svolto nel romanzo dal personaggio di Aquis: un vecchio maestro di occultismo che attraverso alcuni riferimenti operativi mostra ai vari personaggi come purificare la propria Anima preparandola al dono dello Spirito, a quella Luce trasfigurante che discende dalla sommità del cielo più alto.
Nel romanzo, Aquis è detto “cervo bianco” nel senso che egli, incarnando la virtù di questo animale simbolico della tradizione cavalleresca, rappresenta quella virtù mercuriale che, mettendo in comunicazione il visibile con l’invisibile, occorre sapere fissare quando, con la velocità della folgore, irrompe nella vita di alcuni uomini.
L’insegnamento più importante di Aquis, però, riguarda la capacità di uscire da sé per incontrare, realmente, l’Anima dell’altro. Questo è il significato più alto della parola “Carità”: la consapevolezza che la Conoscenza si conquista per servire e non per servirsene. Non esiste vera realizzazione spirituale che non nasca dalla profonda e intima consapevolezza di votare questo “potere interiore” ad alleviare il dolore di chi si avvicina a noi. “Insegnami ad ascoltare i battiti di un cuore in affanno…” così recita una antica formula dei Figli della Vedova. Il risveglio dell’Anima si misura, infatti, dalla capacità di sapere ascoltare il dolore altrui; ascoltare senza farsene coinvolgere, poiché solo in questo modo è possibile aiutare. Questo è il significato più alto delle antiche leggende cavalleresche legate alla ricerca del Graal, dove la sacra Coppa può essere conquistata solo da colui che, ponendo la domanda, è in grado di sentire il dolore del vecchio Re ferito. Ed è questo il filo aureo che lega tra loro “Dalla sommità del cielo più alto” e “IlmiosoloamicoèGiasone” dove, specialmente nella intensa storia del piccolo Tommasino, il tema della sofferenza, di là dalla mera componente emotiva, è svolto sul piano di una effettiva realizzazione metafisica.
La scrittura di Roberto Cristiano, coinvolgente e suggestiva, capace di toccare le corde più profonde della interiorità, ha l’indiscutibile merito di condurre il lettore in un affascinante quanto difficile viaggio interiore, “obbligandolo” a porsi la domanda delle domande: chi sono io?
Daniele Laganà