La realizzazione delle opere commissariate avrà una ricaduta significativa sui livelli occupazionali: secondo una valutazione condotta da RFI e Anas, l’impatto occupazionale delle sole opere ferroviarie e stradali è valutabile in oltre 68.000 unità di lavoro medie annue nei prossimi dieci anni, con un profilo crescente fino al 2025, anno in cui si stima un impatto diretto sull’occupazione di oltre 100.000 unità di lavoro. E’ quanto si legge nella nota del Ministero delle Infrastrutture.
Sulla base dei cronoprogrammi disponibili, nel 2021 si prevede l’apertura di 20 cantieri, cui se ne aggiungeranno 50 nel 2022 e 37 nel 2023.
“È previsto che l’approvazione dei progetti da parte dei Commissari, d’intesa con i Presidenti delle regioni territorialmente competenti, sostituisca a effetto di legge ogni autorizzazione, parere, visto e nulla osta occorrenti per l’avvio o la prosecuzione dei lavori, salvo che per quelli relativi alla tutela ambientale e dei beni culturali e paesaggistici, per i quali è definita una specifica disciplina”. E’ quanto si legge nella nota del Mims sulle 57 opere infrastrutturali commissariate.
Sono 29 i commissari straordinari nominati per gestire 57 opere pubbliche “da tempo bloccate a causa di ritardi legati alle fasi progettuali ed esecutive e alla complessità delle procedure amministrative”. E’ quanto annuncia una nota del ministero delle Infrastrutture e mobilità sostenibili. Sono 16 infrastrutture ferroviarie, 14 stradali, 12 caserme per pubblica sicurezza, 11 opere idriche, 3 infrastrutture portuali e una metropolitana, per 82,7 miliardi di euro (21,6 al Nord, 24,8 al Centro e 36,3 al Sud) finanziate, a legislazione vigente, per circa 33 miliardi Il finanziamento sarà completato con risorse nazionali ed europee.