‘I dati sull’occupazione relativi al secondo trimestre 2016, rilevati dal ministero del lavoro, non sono confortanti. Mentre il saldo tra attivazioni e cessazioni registra positivamente un più 260.000 unità, se si analizza il solo lavoro a tempo indeterminato la differenza tra attivazioni e cessazioni si posiziona su un meno 78.000’, dichiara Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera. Inoltre si conferma il rallentamento delle assunzioni stabili e l’incremento della propensione al licenziamento da parte delle aziende: più 7,4%. Questo trend certifica la diminuzione del lavoro di qualità e, nuovamente, l’incremento dei contratti precari: l’esatto opposto di quello che si proponeva il Jobs Act. Lo stesso andamento negativo era stato evidenziato dall’Inpspoche settimane fa nella rilevazione relativa al primo semestre dell’anno. Se è prematuro decretare la morte del Jobs Act, è giunto invece il momento di porsi seriamente il problema della sua manutenzione. Bisogna intervenire su tre punti: rendere stabili gli incentivi, limitare l’uso dei voucher e allungare i periodi di fruizione degli ammortizzatori sociali. Il Governo, con i Decreti correttivi, in parte sta andando in questa direzione, ma in modo troppo timido: bisogna cancellare con più decisione tutto quello che favorisce la precarietà del lavoro e non solo a parole.
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