Era nell’aria. I primi mal di pancia in Germania. Il capo della polizia tedesca aveva lanciato, pochi giorni orsono, prima di tutti, l’allarme. La cancelliera Merkel messa a conoscenza dell’aumento della criminalità, in parte causato dalla presenza, corposa, di extracomunitari ma anche di cittadini europei provenienti dall’Europa dell’est. Secondo il massimo dirigente tedesco bisogna mettere un freno. Una revisione del patto di Schengen sulla libera circolazione nei paesi della comunità europea. Detto, fatto. La notizia arriva però dalla Danimarca. Una scelta voluta dal governo di minoranza del Primo Ministro Lars Rasmussen, sempre più condizionato dall’appoggio esterno del Partito del popolo danese, movimento euroscettico di estrema destra. Per motivi di sicurezza la Danimarca ha reintrodotto le ispezioni doganali. La motivazione ? l’aumento di della criminalità trans frontiera. Un duro colpo per chi sostiene una Europa libera da frontiere e passaporti. La Danimarca ha aderito nel lontano 1996 assieme a Norvegia e Svezia ma ha sempre potuto contare su uno status particolare che le consente, in qualsiasi momento, di scegliere quelli che sono le misure su visti, immigrazione ed altre politiche riguardanti la libera circolazione delle persone. Una decisione che va in controtendenza rispetto al piano unitario e che è stata motivata dalla smisurata crescita di immigrazione clandestina e relativo aumento della criminalità organizzata. Il rischio che altri paesi rivedano tali accordi è sempre più probabile o resterà un isolato caso ? A seguito dell’annuncio della Danimarca di voler reintrodurre i controlli ai suoi confini è arrivata, immediatamente la risposta di Bruxelles. “Deve essere chiaro che la Commissione Ue non può e non accetterà mai ogni tentativo di depotenziare il trattato della Ue per quel che riguarda la libertà di circolazione all’interno dei confini europei sia dei beni sia delle persone”.