Dario Fo riscrive la biografia di Lucrezia Borgia, duchessa di Ferrara, che mette in pratica le intuizioni economiche di frà Bernardino da Siena inventandosi un Monte di Pietà anti-usura. Non quindi la storia di chi fu figlia e sorella incestuosa ed avvelenatrice di mariti. Fo la racconta in “La figlia del papa”, libro in distribuzione che vuole ribaltare i luoghi comuni. Pittore non meno che maestro di teatro, Fo ha arricchito il suo nuovo libro di trenta illustrazioni: in realtà ne ha create centoventi, usciranno in un volume a parte. Una galleria di ritratti a colpi di pennello che corredano il ritratto di Lucrezia composto con parole tutte documentate. Nata nel 1480, scomparsa a soli 39 anni, la vera Lucrezia fu soprattutto vittima dei giochi politici del padre e del fratello. Che suo padre fosse il pontefice Alessandro VI lo scoprì a otto anni: uno choc che la segnò per la vita. Che il fratello Cesare fosse un assassino le si rivelò appieno quando le fece ammazzare il secondo marito, Alfonso d’Aragona, figlio illegittimo del re di Napoli: colpa di un rovesciamento di alleanze. Lo stesso meccanismo perverso per cui aveva dovuto sposare, bimba di undici anni, Giovanni Sforza, signore di Pesaro: matrimonio poi annullato per un’imposta «impotenza» di lui, anche questa politica. Lucrezia nelle pagine di Fo si rivela abile diplomatica: lei stessa tratta le condizioni per le sue terze nozze. E accorta castellana: in assenza del marito reggerà lei il ducato degli Estensi. Ma anche amante infelice: delicato e sfortunato il suo amore segreto con Pietro Bembo, primo teorico della lingua italiana.