Il Datagate continua a riempiere le pagine dei quotidiani internazionale e nazionale, ed è dal New York Times che arriva un altro allarme sul fenomeno che sta facendo tenere il fiato sospeso all’Amministrazione Obama. Secondo il quotidiano statunitense centinaia di migliaia di cittadini sospettati di attività criminali o sovversive – ma anche innocenti vittime di reati – rischiano di essere ‘schedati’ a vita. Il direttore dell’Fbi Mueller: “Sorveglianza nel rispetto della legge”. Non solo spiati su telefono e web. Il comprende anche le informazioni genetiche. Centinaia di migliaia di americani sospettati di attività criminali o sovversive – ma anche innocenti vittime di reati – rischiano di essere ‘schedati’ a vita, col loro Dna conservato presso i laboratori di decine di agenzie locali di polizia. E in molti senza neanche saperlo. E’ l’allarme del New York Times. Secondo quanto è stato scritto dal giornale statunitense, un numero crescente di corpi di polizia in tutti gli Stati Uniti starebbe realizzando proprie banche dati del Dna di potenziali sospettati, in alcuni casi senza che i donatori ne siano a conoscenza. Si tratta di una attività, scrive il New York Times, che sta procedendo con discrezione e che avvicina le varie polizie locali Usa ad un campo che fino ad ora era di competenza dell’Fbi.
Il giovane 29enne che ha rivelato i segreti inconfessabili della Nsa, ha fatto perdere le sue tracce, lasciando dietro di sé una bufera che non cenna a fermarsi. Dal quotidiano americano ‘Guardian e Washington Post’ , intanto preparano, attivando tutte le cautele possibili anche se con qualche paura, le prossime rivelazioni. Infatti, stando alle ultime notizie, solo cinque le diapositive diffuse finora su 41, sono state pubblicate. Poche slide attorno alle quali ruota il Datagate. Diapositive che illustrano cioè a grandi linee in cosa consisterebbe Prism, il programma segreto con cui alcune agenzie federali statunitensi, in particolare la National Security Agency, sorvegliano mezzo mondo. Nei documenti consegnati dal fuggitivo Edward Snowden, la talpa in forze nella sede hawaiana del contractor privato Booz Allen Hamilton, dev’esserci davvero molto altro. Insomma: lo scandalo potrebbe essere appena agli inizi. Mentre, Snowden pensa a scappare, forse in Russia, dove gli avrebbero offerto asilo politico, o forse in Sud America, come gli ha consigliato l’esperto di fughe Julian Assange – mancano all’appello circa 36 slide. L’ex informatico Cia ha infatti dichiarato di averne consegnate 41 al quotidiano britannico e a quello statunitense. In un primo momento la fonte regina avrebbe tentato di ricevere, dai giornalisti a cui si è rivolto, garanzie affinché le tavole di PowerPoint fossero diffuse tutte e subito. E invece, almeno per il momento, il mistero è destinato a protrarsi. A quanto pare, le testate coinvolte – che procedono con i piedi di piombo – esitano e nell’immediato non hanno alcuna intenzione di distribuirle. Almeno le più dettagliate. Una, in particolare, “non sarà pubblicata perché contiene informazioni specifiche sulla Nsa”, ha scritto Glenn Greenwald, l’avvocato e blogger del giornale britannico che per primo ha firmato la notizia, sul suo profilo Twitter. La notizia, dunque, è che nelle rimanenti possa esserci il dettaglio. Cioè, la spiegazione dei canali, degli accordi e delle tecnologie attraverso le quali Prism può aprire a piacimento una backdoor sui server di alcune compagnie telefoniche e di nove big company del web. “Snowden ci aveva chiesto la garanzia che il testo integrale della presentazione sarebbe stato pubblicato entro 72 ore dalla consegna – ha raccontato Gellman – gli ho risposto che non gli avremmo potuto dare alcuna garanzia su cosa avremmo pubblicato e su quando l’avremmo fatto”.