Giunge a conclusione l’iter del tanto atteso ddl anticorruzione, il disegno di legge che dovrebbe porre un freno alla corruzione nella Pubblica amministrazione e che ormai da anni, tra rinvii vari, sosta nelle commissioni parlamentari. Ripreso dal ministro Severino (che ha ereditato il ddl dal precedente esecutivo), il governo ha deciso di porre la fiducia sul maxiemendamento, per arrivare a una rapida conclusione e superare le centinaia di emendamenti annunciate per la discussione in aula.
Una decisione, questa della fiducia, che si è sostanziata solo negli ultimi giorni, quando è apparso chiaro che il rischio di “andare sotto” – agitato soprattutto dal centrodestra nelle scorse settimane – difficilmente si concretizzerà, con il Pdl troppo preso dalle sue lotte interne per potersi permettere di mandare a casa Monti e la sua squadra. Il ministro Severino ha quindi annunciato in aula la fiducia sul maxiemendamento sostitutivo di tutti gli articoli del disegno, dopo che anche l’ultimo tentativo di mediazione (tre emendamenti sui tre punti chiave del ddl, ovvero influenze illecite, corruzioni tra privati e magistrati fuori ruolo) era fallito.
Da dove viene e cosa prevede il DDL anticorruzione? La prima stesura di un disegno di legge contro la corruzione risale al governo Berlusconi e porta la firma di ben cinque ministri: Alfano, Bossi, Maroni, Brunetta e Calderoli. L’idea alla base era rendere più “astringenti” le pene per i pubblici ufficiali che chiedono o accettano “mazzette”. Discusso in Commissione al Senato e poi approvato in aula, si è arenato alla Camera a causa di rinvii e della caduta del governo Berlusconi.
Ripreso dal governo Monti, essendo la lotta alla corruzione una priorità, anche per l’incidenza sui costi della macchina statale, la discussione del ddl calendarizzata per la fine di febbraio è stata fatta slittare dal ministro Severino per approfondire i passaggi in Commissione.
Ieri il passaggio in Commissione si è rivelato più spinoso del previsto. Il Pdl ha tentato di fare ostruzionismo allo scopo di ritardare la votazione sugli emendamenti. Dopo una sospensione per cercare invano un accordo, è passato un emendamento Pd, con i voti di Idv e Fli e l’astensione di Udc e Lega, che raddoppia le pene per la corruzione per atti contrari a dovere d’ufficio. E così Alfano ha parlato di atto che mette a rischio il governo. Staremo a vedere cosa accade.
Qualche anticipazione di voto viene dalla Lega, contraria al governo Monti ma favorevole al sì al ddl. A dichiararlo è in sala stampa alla Camera dei Deputati,Nicola Molteni parlamentare Lega Nord “Si al decreto anticorruzione, indispensabile nel nostro Paese. Un provvedimento peraltro a firma di Calderoli, Bossi e Maroni”.
– Sabrina Iadarola –