Un momento in Senato della discussione sulle proposte di questione pregiudiziale inerenti al decreto Sicurezza bis, Roma 5 agosto 2019. ANSA/GIUSEPPE LAMI

Ddl Zan e aggressioni omofobe: necessaria discussione in parlamento

Continua a tenere banco in Sicilia il caso dei due gay di Bologna picchiati da alcuni ragazzini a Palermo nel week-end. Tanti gli attestati di solidarietà e gli inviti a tornare nell’isola: “La Sicilia è da sempre Terra generosa e di accoglienza – ha detto il governatore Nello Musumeci -. Ecco perchè l’aggressione alla coppia di turisti gay ad opera di alcuni giovanissimi scalmanati, nel centro di Palermo, va condannata senza alcuna esitazione. Alle due vittime della assurda intolleranza vanno le mie scuse, sapendo di interpretare il sentimento dell’intera Comunità siciliana. Spero che decidano di tornare nella nostra Isola: saranno benvenuti e nostri ospiti”.

Il sindaco di Taormina, Mario Bolognari, lancia un invito “a venire ospiti della città a Taormina. Desidero far capire loro quanto grande possa essere il cuore siciliano e quanto profondo il senso di ospitalità. Taormina ha una storia di accoglienza di tutte le forme di inclusione di libertà individuali e collettive che riguardano ogni aspetto della vita. Prego gli operatori dell’informazione di mettermi in contatto con i nostri amici. Li accoglieremo a Taormina per una vacanza di libertà e condivisione”.

Sull’argomento è tornata anche Maria Falcone, presidente della Fondazione Giovanni Falcone: “La vergognosa aggressione subita a Palermo da due giovani turisti gay è indegna. Questo episodio appare ancora più grave per la giovane età degli aggressori – ha dichiarato -, evidentemente influenzati da una sottocultura di pregiudizi e di odio veicolata soprattutto dalla rete e che nulla ha a che fare con la libertà di pensiero. Occorrerà intensificare gli sforzi, a cominciare dalle scuole, per fermare questa deriva, ma da subito bisogna sancire che per ogni genere di discriminazione e per gli incitamenti all’odio e alla violenza non ci può essere alcuna tolleranza. L’approvazione del ddl Zan non è più rinviabile. È necessario, inoltre – conclude – che si aumentino i controlli in città: l’episodio è avvenuto in pieno centro, segno che c’è assoluta esigenza di una adeguata vigilanza”.

Sabato 5 giugno,  dalle 17 alle 20,  in piazza Verdi Coordinamento Palermo Pride e Arcigay Palermo sono capofila di una manifestazione corale e trasversale che vede associazioni, circoli, movimenti e collettivi riuniti insieme per prendere la parola e lo spazio pubblico contro gli attacchi e le violenze all’indomani dell’aggressione ai danni della coppia di turisti. “Un dovere morale partecipare” secondo il sindaco Leoluca Orlando che intende pungolare la politica affinché approvi rapidamente il ddl Zan, oggi peraltro oggetto di un “Orribile dibattito pubblico che sta sdoganando la libertà di odiarci” sostengono i movimenti che rilanciano “Finché ci sarà il Palermo Pride non saremo noi persone Lgbt+ a dover aver paura perché non permetteremo mai che vinca la cultura dell’odio”.

Le realtà associative attive sul piano dei diritti Lgbt+ e alleati e alleate dei diversi circoli e movimenti manifestano ai piedi del Teatro Massimo, in piazza Verdi, sabato 5 giugno dando luogo all’evento politico “Ci vogliamo vive e vivi, se toccano uno/a tocca tutti/e: fuori la rabbia”. Oltre agli interventi dei e delle portavoce è previsto un flash mob che attacca ogni forma di violenza di matrice omolesbobitransfobica sulle note di “I will survive”, brano di Gloria Gaynor e inno per il movimento Lgbt+ mondiale da oltre quarant’anni. “La pandemia ha cancellato la presenza dei e delle militanti Lgbt+ dalle strade – commenta il Coordinamento Palermo Pride – come è accaduto a tutti i movimenti che hanno visto fortemente compressa la possibilità di agire lo spazio pubblico. Questa assenza è stata resa ancora più tragica dal chiacchiericcio televisivo e social che, partendo dal ddl Zan, non mette mai l’accento sulle discriminazioni omolesbobitransfobiche ma solo sull’inesistente attacco alla libertà di espressione e all’ordine biologico-naturale. Noi persone Lgbt+ veniamo quindi spostate dallo spazio delle persone vittime di discriminazione a quello di carnefici, colpevoli di attaccare le libertà altrui. Questo clima non può che favorire la recrudescenza di aggressioni verbali e fisiche, di violenze ai nostri corpi ma anche alle nostre parole e al nostro stesso diritto di essere; complice anche la tensione sociale resa esplosiva dalla pandemia. È arrivato il momento di dire basta e di pretendere rispetto per le nostre rivendicazioni e per le nostre vite. Finché ci sarà il Palermo Pride non saremo noi persone Lgbt+ a dover aver paura perché non permetteremo mai che vinca la cultura dell’odio e del l’omolesbobitransfobia”.

Il sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, anticipa: “Ritrovarsi in piazza, ancora una volta al fianco del Coordinamento Palermo Pride e di Arcigay, è un dovere civile e morale. Oggi più che mai. Per ribadire che ogni forma di violenza è intollerabile e per esprimere piena solidarietà alla coppia omosessuale brutalmente aggredita. Palermo è città dei diritti e dell’uguaglianza che promuove ogni giorno i valori di un cambiamento culturale che non potrà mai essere ostacolato da vili episodi criminali. Ritengo, inoltre, fondamentale manifestare insieme a tutta la cittadinanza per pungolare la politica affinché si approvi prima possibile il ddl Zan. L’aggressione di sabato scorso ci ricorda questa necessità, non più rinviabile”.

Sarebbe opportuno chiedersi se il ddl Zan è la soluzione a questi problemi, fermo restando che è necessario discuterlo in parlamento, ovviamente, senza perdere il senso dell’equilibrio e della bilancia.

È difficile avere una stima precisa di quante siano le aggressioni omofobe in Italia e anche per questo la legge Zan propone, all’articolo 10, la rilevazione a cadenza triennale dei crimini d’odio da parte dell’Istat. Al momento, l’unico organo ufficiale che può fornire numeri sulla violenza legata all’orientamento sessuale e l’identità di genere è l’Oscad, l’Osservatorio per la sicurezza contro gli atti discriminatori, istituito nel 2010 dalla Direzione Centrale della Polizia Criminale. L’Oscad ha il compito di monitorare il fenomeno raccogliendo le segnalazioni che arrivano dai commissariati e di formare il personale delle forze dell’ordine. Questo significa che i dati dell’Oscad dipendono dal numero di denunce e, come spiega lo stesso osservatorio nella sua presentazione, sono “dati eterogenei, che non forniscono un quadro avente valore statistico sul fenomeno in Italia”. Secondo Simone Pillon  l’Oscad avrebbe registrato “66 casi in due anni”, anche se a onor del vero i reati rilevati negli ultimi due anni sono 155 a cui si aggiungono altre segnalazioni che non costituiscono reato, ma di cui non si conosce il numero preciso perché raggruppate insieme ad altri tipi di discriminazione. Il motivo dell’imprecisione di questi dati è proprio il fatto che al momento l’Italia non ha nessuna fattispecie di reato legata all’omofobia ed è quindi l’operatore di polizia che si occupa della segnalazione all’Oscad a dover valutare se si tratta o meno di una aggressione legata all’identità sessuale. In ogni caso, i dati sono in costante aumento: nel 2010 le segnalazioni correlate all’orientamento sessuale erano state 3, nel 2019 95.

Il disegno di legge Zan, attualmente in calendario al Senato, introduce alcune misure di contrasto alle discriminazioni per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere o sulla disabilità.

“Sul disegno di legge Zan si è parlato tanto, fin troppo. Ci teniamo le nostre riflessioni in Parlamento.” Interpellato sul disegno di legge contro l’omotransfobia, all’esame della commissione Giustizia del Senato, il leader della Lega, Matteo Salvini,  si è limitato a queste parole. Un invito, dunque, a porre fine alle discussioni sull’argomento, almeno finché non verrà discusso ufficialmente in Parlamento. In realtà la posizione di Salvini è corretta perchè parla di discutere e sceverare gli argomenti e le reazioni, favorevoli o contrarie, al Ddl Zan.

Ma cosa cambierà davvero, qualora venisse approvata, la tanto discussa legge contro l’omotransfobia? Il disegno di legge andrebbe a modificare, in particolare, gli articoli 604-bis e 604-ter del codice penale, sui reati di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa. A tali motivi di discriminazione andrebbero aggiunti quelli legati a sesso, genere e identità di genere, orientamento sessuale e disabilità.  Cosa possa cambiare lo si potrà vedere esclusivamente dopo l’approvazione della legge e delle avvenute modifiche al testo base.

 

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