Ddl Zan e disforia di genere

Nicola Fratoianni,  in lite con Stefano Fassina riguardo  la costituzionalità del ddl Zan,  scrive all’Huffington Post per attaccare chi dissente sul testo sull’omotransofobia all’esame del Senato. Definisce ‘confuse e infondate’ le parole di Fassina.  Non si capacita, poi,  del come del perché a Fassina sia saltato in mente di definire l’identità di genere, così come formulata nell’articolo del ddl Zan, cioè accostata all’orientamento sessuale, «un veicolo per un progetto ideologico,  È piuttosto il contrario‘, afferma  Fratoianni. Per lui, infatti, chi vuole rimuovere l’identità di genere lasciando nel testo il sesso, il genere e l’orientamento sessuale «sta tentando di affermare il valore generale e universale di un punto di vista da cui in tanti non si riconoscono sentendosi quindi esclusi e discriminati».

La lettera d) dell’articolo 1 definisce l’identità di genere come «la manifestazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere». E questo anche quando non corrisponde al sesso e «indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione».

«Quali sarebbero – chiede Fratoianni, infatti – gli effetti negativi della sanzione contro la discriminazione fondata sull’identità di genere? Nessuno, non se ne ravvisa nessuno». Peccato che dimentichi che il ddl Zan è norma penale e come tale deve possedere quei requisiti della determinatezza e della tassatività, impossibili da rinvenire nella succitata lettera d).

E’, a questo punto, utile parlare di Keira Bell, la trans pentita, che a 16 anni fu indotta a cambiare sesso e  che oggi ha fatto causa alla clinica britannica Tavistock, Mecca dei minorenni gender.

Keira, nata biologicamente di sesso femminile, da bambina si è sentita sempre  uomo e,  a 16 anni, ha deciso di cambiare sesso. La clinica  Tavistock and Portman NHS Trust, ha approvato velocemente la sua decisione di intraprendere il suo percorso transgender.

Keira, che oggi ha 23 anni, si è pentita della scelta fatta, accusando le autorità mediche di aver ‘acconsentito troppo presto al desiderio di cambio di identità e di genere’: ‘Ero troppo giovane per decidere, non dovevano assecondarmi. Non si possono prendere decisioni simili a 16 anni, e così in fretta. I ragazzi a quell’età devono essere ascoltati, e non immediatamente assecondati’, ha dichiarato Keira a Good Morning Britain su Itv. 

Per il trattamento dei casi della cosiddetta disforia di genere la clinica di Londra è un punto di riferimento in Europa. In questo centro  bambini e ragazzi, in un’età compresa fra i 24 mesi e i 17 anni, vengono sottoposti a terapie per cambiare sesso. Dal 2014 al 2019, sono stati 2.500 tra bambini e adolescenti e il fenomeno è in aumento.

Il dottor Matt Bristow ha affermato di temere che la clinica Tavistock e Portman NHS stesse ignorando la possibilità che i ragazzi e le ragazze che hanno affermato di voler cambiare sesso possano essere semplicemente gay.

La scorsa settimana ha detto a un tribunale del lavoro di essere stata “denigrata” per aver sollevato preoccupazioni sulla sicurezza dei bambini sottoposti a trattamento, che includeva la clinica che segnalava bambini di appena 12 anni per farmaci che bloccavano la pubertà.

Come riferisce Panorama, un’indagine interna, voluta dal dottor Dinesh Sinha, a capo del Tavistock and Portman Nhs Trust ha raccolto “decine di testimonianze di medici e infermieri, tutti dubbiosi sull’effettiva moralità dei trattamenti ormonali per bambini e bambine affetti da presunta disforia di genere. Bambini magari depressi, anoressici o autistici o semplicemente incerti, incoraggiati a una transizione senza ritorno. Il tutto in nome di una tendenza, di una propaganda. Anzi, forse di una moda”. E mentre in Gran Bretagna si riconoscono gli errori  qui, con le lezioni di transomofobia imposte con la legge Zan, si vorrebbe fare lo stesso.

Il caso di Keira non è l’unico, in merito ai danni fisici procurati dagli ormoni bloccanti.  Come riporta il sito Provita e famiglia, l’endocrinologo Michael Laidlaw, ha pubblicato sui Social i dati sulla fascia d’età dei giovani transgender, ai quali erano stati somministrati i farmaci, in età compresa tra i di 12 e i 15 anni.

Quello che la Ferragni di turno non dice è che si fa presto a scrivere “Ddl Zan” sul palmo della mano. Tornare indietro, per molti bambini e ragazzi, sarebbe troppo tardi.

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