La lettera d) dell’articolo 1 definisce l’identità di genere come «la manifestazione percepita e manifestata di sé in relazione al genere». E questo anche quando non corrisponde al sesso e «indipendentemente dall’aver concluso un percorso di transizione».
«Quali sarebbero – chiede Fratoianni, infatti – gli effetti negativi della sanzione contro la discriminazione fondata sull’identità di genere? Nessuno, non se ne ravvisa nessuno». Peccato che dimentichi che il ddl Zan è norma penale e come tale deve possedere quei requisiti della determinatezza e della tassatività, impossibili da rinvenire nella succitata lettera d).
Keira, nata biologicamente di sesso femminile, da bambina si è sentita sempre uomo e, a 16 anni, ha deciso di cambiare sesso. La clinica Tavistock and Portman NHS Trust, ha approvato velocemente la sua decisione di intraprendere il suo percorso transgender.
Keira, che oggi ha 23 anni, si è pentita della scelta fatta, accusando le autorità mediche di aver ‘acconsentito troppo presto al desiderio di cambio di identità e di genere’: ‘Ero troppo giovane per decidere, non dovevano assecondarmi. Non si possono prendere decisioni simili a 16 anni, e così in fretta. I ragazzi a quell’età devono essere ascoltati, e non immediatamente assecondati’, ha dichiarato Keira a Good Morning Britain su Itv.
Per il trattamento dei casi della cosiddetta disforia di genere la clinica di Londra è un punto di riferimento in Europa. In questo centro bambini e ragazzi, in un’età compresa fra i 24 mesi e i 17 anni, vengono sottoposti a terapie per cambiare sesso. Dal 2014 al 2019, sono stati 2.500 tra bambini e adolescenti e il fenomeno è in aumento.
Il dottor Matt Bristow ha affermato di temere che la clinica Tavistock e Portman NHS stesse ignorando la possibilità che i ragazzi e le ragazze che hanno affermato di voler cambiare sesso possano essere semplicemente gay.
La scorsa settimana ha detto a un tribunale del lavoro di essere stata “denigrata” per aver sollevato preoccupazioni sulla sicurezza dei bambini sottoposti a trattamento, che includeva la clinica che segnalava bambini di appena 12 anni per farmaci che bloccavano la pubertà.
Come riferisce Panorama, un’indagine interna, voluta dal dottor Dinesh Sinha, a capo del Tavistock and Portman Nhs Trust ha raccolto “decine di testimonianze di medici e infermieri, tutti dubbiosi sull’effettiva moralità dei trattamenti ormonali per bambini e bambine affetti da presunta disforia di genere. Bambini magari depressi, anoressici o autistici o semplicemente incerti, incoraggiati a una transizione senza ritorno. Il tutto in nome di una tendenza, di una propaganda. Anzi, forse di una moda”. E mentre in Gran Bretagna si riconoscono gli errori qui, con le lezioni di transomofobia imposte con la legge Zan, si vorrebbe fare lo stesso.
Il caso di Keira non è l’unico, in merito ai danni fisici procurati dagli ormoni bloccanti. Come riporta il sito Provita e famiglia, l’endocrinologo Michael Laidlaw, ha pubblicato sui Social i dati sulla fascia d’età dei giovani transgender, ai quali erano stati somministrati i farmaci, in età compresa tra i di 12 e i 15 anni.
Quello che la Ferragni di turno non dice è che si fa presto a scrivere “Ddl Zan” sul palmo della mano. Tornare indietro, per molti bambini e ragazzi, sarebbe troppo tardi.