Domani si riapre la discussione nell’Aula del Senato sul ddl Zan e  le posizioni restano distanti, tra gli schieramenti. Il Pd  non presenterà emendamenti con  Matteo Salvini ritorna sull’ invito al dialogo chiarendo a Letta che  «se volesse andare allo scontro, vuol dire che sarà lui ad affossare la sua legge.  ‘Propongo a Enrico Letta, per l’ennesima volta, una mediazione come chiesto anche dalla Santa Sede. Vediamoci martedì, prima che il testo arrivi in Aula, per togliere i punti critici degli articoli 1, 4 e 7. Se Letta non accettasse, la legge Zan finirebbe male e tutta la responsabilità cadrebbe sulle spalle del Pd’, ha detto Salvini. E Letta non ha accettato. Ha detto che se si parla lo si deve fare in Parlamento. «Salvini non è l’interlocutore affidabile per una materia come questa. Salvini è lo stesso che sta appoggiando Orban, che sta facendo una vergognosa legislazione contro tutto ciò che è diverso nella sua testa. Ecco perché andremo in Parlamento e discuteremo con chi ha voglia di discutere», ha detto Letta al Tg3 respingendo la proposta di un incontro da parte di Matteo Salvini. Il dialogo con la Lega non decolla, dunque. E Salvini ribatte: «Spiace che Letta e il Pd non vogliano ascoltare nessuno e preferiscano lo scontro al buonsenso»

Matteo Renzi sostiene che i «principali avversari» della possibilità di arrivare a una legge «sono diventati i, pochi, senatori più estremisti del Pd». «Nel Pd cresce il numero di chi vuole saggiamente un accordo. Ma ormai è il Pd il vero partito “No Zan”», conclude il senatore di Rignano.

Anche il Psi (che fa gruppo con Iv) chiede modifiche al testo. Il segretario Enzo Maraio e il senatore Riccardo Nencini – pur definendo il ddl «l’unico strumento» per «tutelare dall’odio chi è oggetto di soprusi» – hanno puntato il dito in particolare sull’articolo 4, quello sulla libertà d’opinione, annunciando un emendamento. «È poco chiaro, troppo scivoloso e soggetto a interpretazioni dubbie», dicono. E siccome la libertà di opinione «deve essere garantita, come detta la Costituzione e stabilisce la Consulta, quel punto va chiarito una volta per tutte».

Giorgia Meloni (Fdi) sottolinea di non avere «un approccio ideologico a differenza della sinistra» e si dice pronta a votare nome antidiscriminazione, ma non «se servono ad ammazzare le conquiste delle donne o a portare le teorie gender ai bambini di sei anni a scuola». Da Forza Italia arrivano per Letta inviti al compromesso.

Dalla società civile, infine, anche un ex parlamentare di lungo corso della sinistra, Mario Capanna, si dice contrario al ddl. «Non lo voterei, perché è sbagliato continuare a produrre provvedimenti che creano nuovi reati. Noi dobbiamo creare nuovi diritti, non nuovi reati». Il leader del ’68 non usa mezzi termini : «Il ddl Zan va buttato via. Non serve. Per punire certi reati le norme esistono già».

In una intervista al Corriere della Sera, la senatrice Masini offre delle ragionevoli proposte di mediazione, che non escludono persone dalle tutele, per approvare il Ddl Zan. Queste proposte, infatti, a differenza di quelle della Lega e di Italia Viva, pur abolendo l’art.1, mantengono nella legge l’orientamento sessuale e l’identità di genere, tra i motivi fondanti odio,  discriminazione e violenza, da punire sempre.

Domani sarà dunque scontro aperto in Aula, dove i numeri sono risicatissimi. Tanti gli emendamenti preparati dal centrodestra. Salvini ha fatto sapere di essere pronto a “battagliare con la sinistra”. “Siamo disponibili a votarlo anche domani, ma abbiamo detto a Letta che deve togliere la storia dell’educazione gender nelle scuole”, ha spiegato il segretario del Carroccio.