‘Non è stato in alcun modo chiesto di bloccare la legge. Siamo contro qualsiasi atteggiamento o gesto di intolleranza o di odio verso le persone a motivo del loro orientamento sessuale, come pure della loro appartenenza etnica o del loro credo. La nostra preoccupazione riguarda i problemi interpretativi che potrebbero derivare nel caso fosse adottato un testo con contenuti vaghi e incerti, che finirebbe per spostare al momento giudiziario la definizione di ciò che è reato e ciò che non lo è. Le preoccupazioni della Santa Sede sul ddl Zan sono legate al fatto che ‘il concetto di discriminazione resta di contenuto troppo vago. In assenza di una specificazione adeguata corre il rischio di mettere insieme le condotte più diverse e rendere pertanto punibile ogni possibile distinzione tra uomo e donna, con delle conseguenze che possono rivelarsi paradossali e che a nostro avviso vanno evitate, finché si è in tempo. L’esigenza di definizione è particolarmente importante perché la normativa si muove in un ambito di rilevanza penale dove, com’è noto, deve essere ben determinato ciò che è consentito e ciò che è vietato fare. Lo Stato italiano è laico, non è uno Stato confessionale, come ha ribadito il Presidente del Consiglio. Concordo pienamente con il Presidente Draghi sulla laicità dello Stato e sulla sovranità del Parlamento italiano. Per questo si è scelto lo strumento della Nota Verbale, che è il mezzo proprio del dialogo nelle relazioni internazionali’, dice il Segretario di Stato vaticano, card. Pietro Parolin.
Il Partito democratico e Movimento 5 Stelle avevano chiesto di calendarizzare il ddl Zan in Aula nella settimana del 13 luglio. Ma in capigruppo del Senato è arrivata la fumata nera: preso atto del mancato accordo per calendarizzare la proposta in questione – come invece richiesto dalle forze a favore del ddl di contrasto all’omofobia – la conferenza dei capigruppo ha deciso di aggiornarsi al 6 luglio. Proprio in questa data Palazzo Madama sarà chiamato a votare sulla calendarizzazione richiesta dalle ex forze della maggioranza giallorossa che vogliono il ddl Zan in Aula nella settimana del 13 luglio.
Video: Cosa ne pensano i preti del ddl Zan? (Mediaset)
Oltre al tema delle date, però, c’è da fare i conti anche con i nodi prettamente politici. Il ministro degli Esteri Luigi Di Maio, intervistato ad Accordi & disaccordi su Nove, non si è nascosto e ha ammesso che al Senato si rischia davvero grosso: ‘Credo che dal punto di vista del governo la risposta è stata data. Adesso il tema è politico: questo disegno di legge non si sblocca al Senato perché ad oggi non ci sono numeri e non per responsabilità del M5S’.
Anche Matteo Renzi teme che a Palazzo Madama possa arrivare uno stop al disegno di legge. ‘Se con il voto segreto va sotto su un emendamento, la legge rischia di essere affossata. Una legge serve e va approvata velocemente: i promotori devono decidere se accettare alcune modifiche con una maggioranza ampia o rischiare a scrutinio segreto su questo testo”, ha fatto notare il leader di Italia Viva a La Repubblica. Lo sanno bene pure nel Pd: molti dem, scrive Laura Cesaretti su ilGiornale riconoscono che ‘a voto segreto andiamo incontro alla bella morte’.
Nel Pd c’è chi si esprime facendo capire che di fatto mancano i numeri per arrivare al via libera definitivo: ‘Bisogna essere pragmatici, senza una modifica del testo, il ddl Zan non sarà mai approvato. Occorre uno sforzo in questo senso’.
Nella polemica sul Concordato tra Italia e Santa Sede, con il Vaticano che ha chiesto al Governo la rimodulazione del testo Zan, si è inserito anche il rapper Fedez che da tempo sostiene pubblicamente il ddl. Fedez ha lanciato dal suo profilo Instagram, che conta 12,6 milioni di followers, accuse al Vaticano sul tema degli immobili. ‘Amici’, ha chiesto con ironia il cantante ai suoi seguaci, ‘voi avevate concordato qualcosa? Non avevamo concordato, amici del Vaticano, che ci davate delle tasse arretrate sugli immobili e che l’Unione Europea ha stimato in cinque miliardini o forse di più? In realtà non si sa, perché avete perso il conto degli immobili, ne avete troppi’. Affermazioni che non vanno giù a monsignor Nunzio Galantino, presidente dell’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica che gestisce gli immobili della Santa Sede.
ìL’unica risposta che si può dare a una persona disinformata sono le carte, i fatti. Non so se lo faccia per ignoranza o per malafede. Non ci sono alternative. A fronte di affermazioni che lui non può documentare, io posso invece documentare che il Dicastero che presiedo paga. Nel 2020 l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica ha pagato 5,95 milioni di euro per l’Imu e 2,88 milioni di euro per l’Ires. A queste vanno aggiunte le imposte pagate da Governatorato, Propaganda Fide, Vicariato di Roma, Conferenza Episcopale italiana e singoli enti religiosi. Nel 2019 abbiamo pagato oltre 9 milioni e 300 mila euro. Ed è tutto documentato! Poi se si vuole andare in processione con Fedez, si vada pure. Il problema è che qualcuno, pur sapendo queste cose, continua a dire che la Chiesa non paga. Chi dice che il Vaticano ha evaso 5 miliardi di Imu allo Stato non offre nessun dato che permetta di verificare questa affermazione. Da chi denuncia la rilevante somma che il Vaticano avrebbe evaso bisognerebbe farsi dire: in base a quale legge, su quali immobili e in riferimento a quale periodo è stato quantificato il debito del Vaticano? Bisogna ribadire che sugli immobili dati in affitto quelli che rendono davvero da sempre le imposte vengono pagate senza sconti o riduzioni. In passato, le polemiche furono alimentate perché l’Ici prevedeva l’esenzione per gli immobili degli enti senza scopo di lucro, integralmente utilizzati per finalità socialmente rilevanti (come scuole, mense per i poveri o centri culturali). È da sapere che l’esenzione non riguarda solo la Chiesa, ma tutte le Confessioni religiose, i partiti, i sindacati ecc. Ho persino chiesto a coloro che fossero a conoscenza di evasione da parte di enti ecclesiastici, di denunciarli subito alle competenti autorità, assicurando il mio appoggio’.