“Fino all’ultimo istante, persino adesso che è diventato una specie di fantasma che fa leggi dall’oltretomba, il governo Monti non si smentisce e continua a non farne una buona. Rinviare la restituzione dei crediti contratti con le piccole e medie imprese dalla Pubblica amministrazione è un segnale sconfortante, anche perché dimostra che avevano davvero pensato di far pagare i loro debiti ai cittadini, aumentando l’addizionale Irpef”. Lo scrive Antonio Di Pietro in un post pubblicato sul sito dell’IdV. “Il Parlamento aveva votato all’unanimità a favore della restituzione dei crediti e questa è una cosa sacrosanta, per cui l’Italia dei Valori si è battuta per anni. Ma il Parlamento deve anche chiedere al governo di spiegare dove prenderà i soldi per fare il proprio dovere, pagando i debiti ed escludendo categoricamente qualsiasi nuova tassa, palese o camuffata che sia. Anche il rinvio della Tares, da giugno a dicembre, è una misura molto al di sotto di quel che è necessario fare. Qui il problema non è rinviare l’esecuzione, è evitarla. A giugno o a dicembre non cambia niente: in ogni caso, nuove tasse avrebbero il solo effetto di affondare ancora di più l’economia italiana”. Scrive ancora Di Pietro: “Infine, non è ancora stata presa nessuna misura concreta contro lo scatto di un punto di Iva. Sarà che sono diffidente, ma io, quando tutti dicono che una cosa bisogna farla però poi non la fanno, penso che ‘gatta ci cova’, e che stanno cercando di portarsi via quei soldi comunque. All’origine di tutti questi rinvii, di queste esitazioni, di questa partite di giro, di questi giochi delle tre carte a spese dei cittadini c’è un’ambiguità che non è stata risolta. Nessuno ha ancora avuto il coraggio di dire forte e chiaro che la ricetta del governo Monti era sbagliata, che invece di guarirlo ha quasi ammazzato il malato e che dunque bisogna cambiare immediatamente strada e buttare via i veleni somministrati da quei medici incapaci. Qui invece siamo all’assurdo: il compito di rimettere in piedi un malato, reso quasi moribondo dalle cure sbagliate, è stato affidato agli stessi dottori somari che avevano deciso quelle cure. Per fortuna quel malato, cioè l’Italia, è robusto e resistente. Ma se continua così finirà per rimetterci comunque la pelle”.
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