È arrivata e richiederà una risposta entro venerdì, la lettera della Commissione Ue che chiede chiarimenti all’Italia sul debito pubblico e indica l’entità della deviazione dagli impegni 2018 e 2019. La missiva non contiene, per ora, alcuna richiesta di misure di bilancio aggiuntive o correttive, ma specifica che “alla luce dei dati economici definitivi, è confermato che l’Italia non ha fatto progressi sufficienti per rispettare la regola del debito nel 2018”. Secondo il sottosegretario della presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti, però, il confronto con l’Ue rappresenta “un momento di raccordo” nel quale l’Italia “non si limita a recepire indicazioni”; il governo, al contrario, “potrà aprire un confronto”. Giorgetti ha sottolineato che “gli obiettivi di coordinamento della finanza pubblica non possono tradursi nell’annullamento dell’autonomia e nella compressione dei diritti. Va preservato un margine di autonomia degli enti territoriali”.
La lettera, a differenza dello scorso autunno quando si lavorava su dati previsionali, terrà conto dei dati a consuntivo, certificati da Eurostat in aprile. Certo è che la missiva firmata dal vicepresidente della Commissione Valdis Dombrovskis e dal titolare degli Affari economici e monetari Pierre Moscovici dà appena 48 ore al Tesoro per avanzare le sue giustificazioni per la violazione delle norme Ue. Poi, la commissione darà la sua “opinione sul rapporto sul debito italiano” e lancerà la procedura che poi sarà vidimata entro due settimane. Dopo un ulteriore passaggio tecnico in Commissione, la decisione finale spetterà ai ministri in occasione dell’Ecofin del 9 luglio. Cinque settimane dunque restano all’Italia per mettersi in regola con una immediata manovra bis capace di tamponare deficit e debito e con impegni precisi (23 miliardi di correzione) per il 2020. In caso contrario, l’Europa lancerà la procedura per debito e quel punto l’Italia dovrà varare importanti correzioni dei conti almeno per 5 anni, fino ad azzerare il deficit e abbassando il debito. Se non lo farà subirà pesanti sanzioni. Per valutare la possibili opzioni e gli ormai necessari interventi, il premier Giuseppe Conte ha ricevuto a palazzo Chigi il ministro dell’Economia, Giovanni Tria.