Decreto cybersicurezza: tensioni tra ministeri su poteri e competenze. L’Agenzia per la Cybersicurezza Nazionale (ACN) smentisce compromissione dei propri servizi digitali

Nella seconda metà di novembre si dovrebbe discute l’attesissimo decreto relativo alla materia di cybersicurezza. Nelle intenzioni del ministro della Giustizia Carlo Nordio, assegnerebbe alla Procura nazionale antimafia la gestione delle indagini legate alla criminalità informatica, affiancando le autorità giudiziarie in uno scenario sempre più complesso.

Il decreto sulla sicurezza informatico è il riflesso di una forte tensione cresciuta all’interno dei vertici dell’esecutivo con un’agenzia governativa e figure istituzionali pronte a difendere i propri ruoli in  un  ambito  delicato e fortemente strategico. E’ indicativo che sia comparso e poi ritirato dall’ordine del giorno del Consiglio dei ministri in meno di un’ora.

La disposizione, rinviata da Chigi prima dell’ultimo Consiglio dei ministri, secondo alcune fonti sarebbe stata al momento sospesa dopo una interlocuzione dei ministri con il sottosegretario Alfredo Mantovano per un problema di tempistiche, che non riguardano soltanto l’approvazione in Parlamento ma anche la necessità di condividere la scelta con il Quirinale, compresi eventuali suggerimenti del Colle.

Il provvedimento, che avrebbe assegnato nuovi poteri alla Procura nazionale antimafia per contrastare la criminalità informatica, limitando le competenze dell’Agenzia per la cybersicurezza nazionale, ha generato un duro confronto tra ministeri. Nordio, non favorevole all’accelerazione sul suo testo, ha evitato la riunione, mentre Frattasi, capo dell’Agenzia, ha espresso apertamente il proprio dissenso. Palazzo Chigi ha poi giustificato il rinvio con impegni istituzionali e questioni legate alla Legge di Bilancio, lasciando tuttavia spazio a un possibile ritorno del decreto, influenzato anche dalle nuove rivelazioni dell’inchiesta di Milano.

Intanto, il nucleo per la cybersicurezza, a cui prendono parte figure di spicco come il Procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo e il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta, ha avviato un confronto per mettere a fuoco il tema degli accessi abusivi ai database digitali, una questione resa ancora più spinosa dalle inchieste milanesi sui dossier riservati.

Intervenendo alla Camera, il ministro Nordio ha espresso un netto allarme rispetto ai recenti attacchi hacker che hanno coinvolto anche la presidente Giorgia Meloni: “Ciò che è accaduto e sta accadendo è inaccettabile e inquietante, costituisce un serio e concreto pericolo per la nostra democrazia”.

Nordio ha assicurato che il governo ha previsto investimenti sostanziali per prevenire future minacce, puntando a una difesa totale contro gli intrusi digitali, grazie a “un intervento normativo e tecnologico”.

Il potenziamento dei sistemi digitali della Pubblica amministrazione è già avviato, con finanziamenti per oltre 715 milioni di euro, stanziati dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Ma la difesa dei dati non finisce qui: anche la Farnesina ha deciso di mettere in campo una task force per garantire la sicurezza delle ambasciate, concentrandosi sull’intelligenza artificiale e sulla protezione dei dati.

L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) ha recentemente emesso una dichiarazione ufficiale per smentire le voci circolate riguardo a presunti attacchi ai propri sistemi digitali. Secondo l’agenzia, non esiste alcun legame tra i propri sistemi informatici e le figure coinvolte nelle inchieste sugli accessi abusivi. Questa affermazione arriva in un momento in cui la sicurezza informatica è al centro dell’attenzione pubblica, soprattutto in seguito a recenti episodi di spionaggio e attacchi informatici che hanno colpito diverse istituzioni.

Le indiscrezioni giornalistiche che hanno sollevato preoccupazioni circa la possibilità che i servizi digitali dell’Acn siano stati compromessi da una rete di spionaggio milanese sono state definite “completamente destituite di fondamento”. L’agenzia ha sottolineato che tali affermazioni non solo sono infondate, ma possono anche generare confusione e allarmismo tra i cittadini e le istituzioni. In un contesto in cui la fiducia nei servizi digitali è cruciale, l’Acn si impegna a garantire la massima trasparenza e sicurezza nei propri sistemi.

La cybersicurezza è diventata una priorità per il governo italiano, soprattutto alla luce degli attacchi informatici sempre più sofisticati. L’Acn gioca un ruolo fondamentale nella protezione delle infrastrutture critiche e nella salvaguardia dei dati sensibili. Con l’aumento delle minacce informatiche, è essenziale che le agenzie governative e le aziende private collaborino per rafforzare le difese digitali. L’Acn ha recentemente avviato diverse iniziative per migliorare la formazione e la consapevolezza sulla cybersicurezza, mirando a creare una cultura della sicurezza tra i cittadini e le imprese.

In un’epoca in cui la tecnologia avanza rapidamente, la protezione dei dati e dei sistemi informatici è più importante che mai. L’Agenzia per la cybersicurezza nazionale continua a lavorare instancabilmente per garantire la sicurezza dei propri servizi e per rispondere in modo efficace alle minacce emergenti. La smentita delle recenti accuse rappresenta un passo importante per mantenere la fiducia del pubblico e per riaffermare l’impegno dell’Acn nella lotta contro il crimine informatico.

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, in merito ha dichiarato: “Credo lo faranno anche tutti gli altri ministeri per le altre banche dati. Correremo ai ripari e attiveremo tutti gli strumenti necessari per difendere il diritto alla vita privata dei cittadini, ed anche le istituzioni”.

Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, ha voluto rassicurare sul livello di sicurezza dei sistemi italiani: “La sicurezza in Italia non è a rischio, ci sono dei presidi da dover tenere fermi, degli alert da migliorare, c’è un’indagine, ma non è il caso di lanciare messaggi fuorvianti”.

Pur riconoscendo la necessità di una gestione più rigorosa per evitare utilizzi impropri dei dati, Piantedosi ha affermato che “le banche dati del ministero dell’Interno si stanno rivelando sicure, non ci risultano hackeraggi dall’esterno”.

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