“Con il Decreto Salvini, stop a furbetti e finti profughi, più sicurezza e più giustizia. Mi sembra solo buonsenso”. Con queste parole, il vicepremier Matteo Salvini commenta questa mattina su twitter il via libera dato dal Consiglio dei Ministri al Decreto su migranti e sicurezza ribattezzato a nome del Ministro dell’Interno.
Tante le reazioni da parte di opposizione, mondo ecclesiastico e società civile verso la stretta operata dall’esecutivo gialloverde alla gestione dell’accoglienza in Italia. ‘A ottant’anni dalle leggi razziali il governo Conte, o meglio il governo Salvini-Di Maio, decide di creare cittadini di serie A e cittadini di serie B. Il Decreto Salvini prevede la sospensione della domanda di diritto d’asilo in barba alla presunzione di innocenza e la revoca della cittadinanza per alcuni cittadini di origine straniera ma italiani a pieno titolo. Si ricomincia’, dichiara, in una nota, Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana, in riferimento al punto del Decreto Salvini che prevede la revoca della cittadinanza per gli uomini e le donne di origine straniera giudicati colpevoli di reati in primo grado. Salvo poter fare ricorso in caso di assoluzione in cassazione.
‘Con il nuovo decreto su Sicurezza e immigrazione si garantisce asilo e protezione umanitaria per chi davvero la merita, anche in chiave di sicurezza, ed è venuto fuori un testo molto equilibrato’, afferma il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, che in un’intervista al ‘Corriere della Sera’ ha assicurato che il testo approvato dal Consiglio dei ministri garantirà una maggiore efficienza al sistema’.
Non c’è stata contrapposizione tra me e il collega Salvini, solo normale dialettica governativa, ha precisato il Guardasigilli, spiegando che ‘certe modifiche’ al testo appartengono alla norma e alla prassi, non significa che uno tirava da una parte e uno dall’altra. Io ho voluto evitare le espulsioni immediate e automatiche anche per una questione di certezza della pena ha perché di fronte a reati gravi abbiamo interesse a far condannare i responsabili, e questo richiede la presenza degli imputati in Italia.
Sulle recenti contrapposizioni tra Salvini e i giudici che lo hanno indagato per la nave Diciotti, Bonafede ha ribadito che non è il caso di riaprire la stagione dello scontro tra politica e giustizia. Tuttavia ai magistrati il ministro ha ricordato che se si esce fuori dalla proposta costruttiva per assumere posizioni strumentali o politiche, allora non va bene. Come quando il segretario dell’Anm, ha ricordato, discetta sull’ordinamento penitenziario a proposito della tragica vicenda della madre detenuta che ha ucciso due bambini. Arrivando al paradosso che io, per rispetto dei magistrati e delle indagini, non ho detto nulla, i magistrati invece sì.
Il decreto Salvini dovrà passare al vaglio del Quirinale e della Corte Costituzionale. Le due massime istituzioni dovranno giudicare se le misure introdotte dal decreto, come la revoca del permesso di soggiorno per motivi umanitari e il blocco dell’accoglienza in caso di condanna in primo grado, rientrino nel dettato della nostra Carta Costituzionale.
Una delle critiche più aspre verso l’ultima misura partorita dal governo riguarda la forma, più che la sostanza. Questo almeno per due motivi. Il primo, rileva il costituzionalista Giovanni Maria Flick in un’intervista a ‘LaRepubblica’ , è l’inserimento di migrazione terrorismo e mafia in un unico testo. Questo, a detta di Flick, vuol dire ‘applicare ai migranti un’etichetta di sospetto e qualificazione negativa a priori, il che mi sembra inaccettabile’. Il secondo riguarda la scelta del Decreto Legge, misura da adottarsi per definizione in un contesto di emergenza. Un’emergenza, almeno quella migratoria, che in Italia al momento non c’è. Nei primi sei mesi del 2018, infatti, i migranti sbarcati sulle coste italiane sono stati 16.935: una riduzione di oltre l’80 per cento rispetto all’anno precedente. E questi sono dati del Viminale, dicastero di cui Salvini è il capo.
Una vera emergenza, però, il Decreto Salvini rischia di crearla più che combatterla. Almeno per quanto riguarda due aspetti.
- Aumento del numero degli irregolari come conseguenza dell’abolizione dell’asilo per motivi umanitari
- Affossamento dell’accoglienza diffusa, sul modello Sprar, con l’assegnazione dei richiedenti asilo ai Cara e, eventualmente, ai Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria).
Quest’ultimo punto risulta decisivo se analizzato da chi, a livello locale, l’accoglienza la vive e la pratica nel quotidiano. Chi è già ospite in una struttura comunale, infatti, non verrà allontanato. Però, dall’approvazione del Decreto in poi, gli Sprar potranno accogliere solo rifugiati a cui è stato riconosciuto il diritto alla protezione internazionale e minori non accompagnati.
I richiedenti asilo, la cui domanda è in fase di valutazione, verranno invece inseriti in strutture di accoglienza ‘massiva’ quali sono i Cara e i Cas. Questo tipo di struttura, per l’elevata concentrazione di stranieri in un solo luogo, genera problemi legati all’ordine pubblico locale ma anche – e soprattutto – nella percezione dei migranti presso la popolazione italiana. E’ facile, infatti, che i cittadini italiani residenti vicino a queste strutture abbiano l’impressione di aver di fronte un fenomeno massivo e ingestibile, con centinaia di stranieri residenti in un solo luogo che ‘bivaccano’ tutto il giorno per le strade delle nostre città.
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