Nei palazzi della politica si continua a lavorare alacremente per trovare la quadra sui numeri per l’aggiornamento alla nota del DEF, prevista per domani (giovedì), e poi la legge di Bilancio, da presentare entro il 15 ottobre. Il rapporto deficit/PIL potrebbe attestarsi all’1,9%, con qualche decimo di punto in più rispetto alle stime precedenti, ma comunque all’interno dei parametri europei.
Il deficit all’1,9%, utilizzando dunque un margine dello 0,3% rispetto alle stime di primavera attestate sull’1,6%, significa recuperare 17 miliardi di euro, quanto basta per finanziare il congelamento delle clausole di salvaguardia ed evitarne dunque il temuto aumento dell’IVA. Così le altre risorse a disposizione, a partire dalle entrate che deriveranno dalla pace fiscale, andranno interamente a finanziare le riforme (pensioni, reddito di cittadinanza, flat tax).
In queste ore ha fatto molto discutere la scelta di Macron in Francia, pronto a varare una manovra che taglia le tasse alzando il deficit. Ma al di là delle scelte politiche, che spesso guardano più all’interno dei confini nazionali che non al progetto d’insieme, i francesi hanno un debito pubblico che permette loro misure di questo tipo. Il punto più dolente per i conti pubblici italiani è proprio debito, intorno al 130%, che dopo la Grecia è il più alto d’Europa.