La pressione fiscale scenderà sotto il 43% del Pil, al 42,9% nel 2015 e al 42,6% nel 2016. Lo si legge nella versione definitiva del Def che ha aggiornato le stime su un aumento contenute invece nelle bozze precedenti. Il documento tiene infatti ora conto della promessa disattivazione delle clausole di salvaguardia e della classificazione degli 80 euro come sgravi fiscali. L’approvazione definitiva della nuova legge elettorale avverrà entro maggio 2015. E’ quanto dettato dal cronoprogramma di governo inserito nel Programma nazionale di riforma del Def. Per la riforma costituzionale, oggetto di un ddl costituzionale e di un procedimento parlamentare più complesso è invece prevista l’approvazione nel corso dell’anno. L’utilizzo di 1,6 miliardi, trovati nelle pieghe del Def, sarà deciso nelle prossime settimane e tra le ipotesi, ammette il premier Matteo Renzi, ci sono le misure per gli incapienti. Ma l’opposizione è già partita all’attacco contro l’annuncio di misure elettorali con cui, attacca Renato Brunetta, il premier vuole comprarsi le regionali. Il presidente del consiglio, però, fa spallucce davanti a critiche e gufi e ribadisce che il cammino delle riforme va avanti nel timing previsto, dalla riforma della Rai alle delega fiscale. Alla fine della giornata, dopo che il consiglio dei ministri,bolla come ricostruzioni falsate le voci che per tutta la giornata si sono rincorse sullo spostamento della riunione. “Abbiamo riletto il testo pagina per pagina e ora è pronto per essere trasmesso alla Camera, al Senato e alla presidenza della Repubblica”. Ma se i numeri del Documento economico e finanziario restano quelli illustrati martedì, la novità di giornata è il “bonus” di 1,6 miliardi per il quale i renziani inaugurano l’hastag #bonusdef. A Renzi non piace chiamarlo tesoretto ma la sostanza non cambia: ogni risorsa in più, è la linea del premier, va usata per aumentare i posti di lavoro e per il welfare. Dal Pd parte forte la richiesta di utilizzare le risorse per mettere in campo misure contro la povertà o per gli incapienti esclusi dal beneficio degli 80 euro. “Sono tutte ipotesi”, non si sbilancia il premier che ammette il confronto aperto con il ministro Pier Carlo Padoan. Ma era bastato l’annuncio sul tesoretto per scatenare le reazioni. “Tesoretto nel Def? – incalza la responsabile Comunicazione di Fi Deborah Bergamini – Si vede che il Pd non è così sicuro dell’esito delle regionali e ricorre ad una misura spot”. E se M5S accusa di dilettantismo il governo per il rinvio, anche un esponente di maggioranza Maurizio Sacconi mette in guardia il Pd “dalle logiche da campagna elettorale”. Bonus a parte, il premier conferma che il Def, che “non è una legge di stabilità”, non contiene “nè nuovi tagli nè sacrifici” e torna ad assicurare a Regioni e Comuni che non ci saranno nuovi aggravi per gli enti locali. “Abbiamo addolcito il clima dopo che avevano fatto passare un messaggio inesatto”, chiarisce Renzi. Che mette i puntini sulle i anche su alcune riforme messe in cantiere: il ddl Rai “lunedì sarà bollinato e mandato alle Camere”, martedì 21 aprile arriverà in cdm la prima parte dei decreti fiscali. Ma in difesa della fine del finanziamento pubblico ai partiti, il premier annuncia anche di essere favorevole alla legge sulle fondazioni. E difende a spada tratta il nuovo meccanismo di finanziamento con le cene. “È corretto chiedere – sostiene – più trasparenza, ma bisogna avere il coraggio di dire che fare di tutta erba un fascio può servire a qualche trasmissione tv, ma la differenza è tra chi ruba e chi non ruba”. Nessuna paura delle indagini e degli arresti di esponenti politici anche del Pd per corruzione: “Le indagini vanno portate fino in fondo, quando c’è la sentenza le istituzioni sono credibili”.