Il Def punta alla crescita e al calo del debito perché l’Italia, a dieci anni dalla crisi, si trova ancora in una inaccettabile situazione di ritardo nella crescita economica ed occupazionale. In questo contesto, per raggiungere l’obiettivo, bisogna abbassare i toni nel confronto con le istituzioni europee. Il ministro dell’Economia Tria in audizione presso le commissioni Bilancio congiunte di Camera e Senato sulla nota di aggiornamento al Def cerca di buttare acqua sul fuoco nel contrasto verbale tra i due vicepremier e l’Ue e apre una finestra al dialogo.
“La Commissione Ue ha espresso preoccupazione circa la modifica del percorso programmatico. Ora si apre una fase di confronto costruttivo con la Commissione che potrà valutare le fondate ragioni della strategia di crescita del governo delineata dalla manovra”.
Tria difende la manovra che giudica “coraggiosa e non irresponsabile sottolineando che “il nostro obiettivo è di avere stabilità finanziaria che non può essere raggiunta senza stabilità sociale: è il momento di prendere decisioni coraggiose superando il passato”. Ma senza crescita non si avrà alcuna stabilità economica. Un concetto chiaro al ministro che si dice preoccupato del ritardo della crescita italiana rispetto all’Ue, “un ritardo non più accettabile a dieci anni dalla crisi”.
Tria sottolinea come il Pil sia ancora 4 punti inferiore rispetto al 2008 con divari territoriali sempre più ampi con il conseguente aumento della povertà. E quindi ecco che diventa necessario il reddito di cittadinanza anche per evitare sentimenti anti Ue perché la Nota “ambisce a dare risposte ai cittadini sulla crescita, l’occupazione, l’inclusione sociale e il welfare” e agisce “sulle parti più vulnerabili della società per far sì che tornino parte attiva”. Per il ministro la strategia del contenimento del debito fin’ora attuata è “risultata inefficace” e per ridurre il rapporto debito/pil bisogna puntare alla crescita dell’economia che consentirà un aumento dell’occupazione giovanile.