La Bce ha alzato la liquidità d’emergenza (Ela), fornita dalla banca centrale greca agli istituti ellenici, a circa 89 miliardi di euro. L’Eurosummit sulla Grecia fa quindi progressi che questa volta sembrano reali e si punta ad un’intesa in settimana. “Dobbiamo trovare un accordo questa settimana semplicemente perché non abbiamo i tempi supplementari”, ha detto il presidente Jean Claude Juncker al termine della riunione a tarda sera. Pur essendo arrivate tardi, tanto che né le istituzioni né l’Eurogruppo hanno potuto esaminarle, le nuove proposte greche sono considerate una buona base su cui lavorare. Domani sera si riunirà quindi un altro Eurogruppo e giovedì i leader dovrebbero mettere il sigillo finale nel summit Ue. Al netto delle incomprensioni personali tra i leader di questi giorni, delle valutazioni politiche e delle promesse elettorali, l’accordo conviene a tutti. Per un motivo semplice: i costi di un eventuale fallimento dei negoziati sarebbero molto più alti di quelli di un compromesso. Per Atene ma anche per l’Europa. I calcoli contabili sono facili, visto che i numeri sono pietre. Tra le proposte del governo Tsipras e le richieste dei creditori ci sono oggi circa 800 milioni di differenza. L’uscita del paese dalla moneta unica farebbe invece danni per centinaia di miliardi, senza contare l’impatto di un possibile contagio sull’area euro. Tutti hanno qualcosa da perdere. L’Italia è esposta per qualcosa più di 40 miliardi, direttamente e attraverso il fondo salva-stati. E una ristrutturazione del debito ellenico in questo caso significherebbe un buco di 20 miliardi nei conti dello Stato. Senza contare i danni collaterali nel caso la Grexit allargasse di nuovo gli spread, aumentando gli interessi sul nostro debito pubblico. Francia e Germania vantano assieme crediti per circa 100 miliardi. Quasi tutti verso le casse pubbliche, visto che le banche di Parigi e Berlino sono state generosamente salvate nel 2010 grazie ai prestiti di Fmi ed Eurozona che attraverso l’Eff ha garantito circa 150 miliardi.”Quella presentata da Atene è una buona proposta ma bisogna lavorarci su e ci resta molto poco tempo”, ha detto la cancelliera tedesca Angela Merkel. Concetto ribadito dal direttore generale del Fmi Christine Lagarde: “C’è ancora molto, moltissimo lavoro”. Il presidente Francois Hollande spiega che due ministri greci resteranno a Bruxelles per limare le misure e lavorare alle proposte alternative al taglio delle pensioni minime che Tsipras non vuole toccare. Tutto questo entro le prossime 48 ore. Anche Tsipras vuole vedere altre aperture da parte dei creditori. Pur senza risultati tangibili, l’Eurosummit è stato comunque un momento importante nel negoziato greco. E’ la prima volta che i leader dell’Eurozona hanno discusso apertamente del caso Grecia, assieme al presidente della Bce Mario Draghi e alla Lagarde. “Tsipras ci ha assicurato che continuerà a collaborare, le nuove proposte sono un passo molto positivo”, ha detto il presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, che aveva convocato il summit affinché tutti mettessero le carte sul tavolo, in modo da mettere fine alle strategie e a questo gioco d’azzardo politico. Per il premier Matteo Renzi “Atene deve far fronte ai suoi impegni che sono di natura economica, ma anche l’Ue deve far fronte ai suoi obblighi morali nei confronti di un Paese come la Grecia, anche perché non è solo una discussione di natura economica, ma anche su che tipo di comunità vogliamo per il nostro futuro”.Intanto il lavoro tecnico sulle nuove proposte greche è già ripartito. Il nuovo documento, ha spiegato il ministro dell’Economia greco Giorgios Stathakis, contiene nuove tasse sui ricchi e sulle aziende, un aumento dell’Iva su alcuni prodotti, elettricità esclusa, ma non ulteriori tagli a pensioni e stipendi pubblici, come volevano le istituzioni. Atene, ha spiegato, ha accolto le richieste dei creditori di raggiungere un avanzo primario dell’1% del Pil quest’anno, del 2% l’anno prossimo e del 3% nel 2017. E, per ora, è consapevole che non ci sarà un accordo sulla ristrutturazione del debito, nonostante le pressioni di Syriza. Ma si aspetta che i partner la mettano in agenda per i prossimi mesi. Oggi non abbiamo parlato dei dettagli, ma la questione della sostenibilità finanziaria del debito deve far parte dell’accordo e in seno all’Eurogruppo bisognerà anche parlare delle condizioni di finanziamento, ha detto la Merkel precisando però che non si discute di ristrutturazione. Un fallimento della Grecia sarebbe un disastro pure per la Bce. La Banca Centrale ha concesso prestiti d’emergenza per 83 miliardi alle banche di Atene e ha in portafoglio una trentina di miliardi di titoli di Stato ellenici oltre a prestiti diretti per poco meno di venti miliardi. Certo, in cambio dei finanziamenti si è fatta dare garanzie. Ma con il crac questi titoli in cauzione potrebbero diventare carta straccia. Il compromesso forse è l’unica strada aperta anche per Alexis Tsipras che potrà cominciare il lavoro più difficile: riformare davvero la Grecia eliminando lo strapotere degli oligarchi, attaccando corporazioni e privilegi e redistribuendo con più equità la ricchezza nazionale.
Roberto Cristiano