ROMA. ‘Per motivi familiari smetto da oggi lo sciopero del vitto, mentre continuo quello della terapia. Lo faccio per sottolineare ancora il mio caso particolare, ma anche per evidenziare quello generale della ‘sorveglianza’ nelle carceri che non è in grado di soddisfare quel livello di sanità e umanità necessario per chi è affetto da gravi e pericolose patologie’, scrive Marcello Dell’Utri, dal carcere romano di Rebibbia, in una lettera a Nicola Porro.
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