Diciotto Comuni tra i 120 chiamati alle urne hanno già avviato le procedure di attuazione della democrazia partecipata, quel meccanismo previsto dalla legge regionale siciliana 5/2014 (e successive modifiche) per cui una parte del bilancio comunale deve essere speso in progetti proposti dai cittadini. Puntando la lente su ogni singolo territorio, però, salta all’occhio come, al fianco di quelli che hanno bruciato le tappe, ci sono 5 Comuni che di questi tempi nel 2021 avevano già avviato la procedura e quest’anno rischiano, se non si interviene a strettissimo giro, di rallentare sulla strada della partecipazione, e ce ne sono altri 25 dove, vuoi per la campagna elettorale, vuoi per altre ragioni, i tempi della democrazia partecipata si sono significativamente dilatati rispetto all’anno precedente.
Non è che una delle analisi rese possibili dal progetto “Spendiamoli Insieme” della no profit messinese Parliament Watch Italia (PWI) che prosegue con la raccolta e la messa online sistematica delle informazioni sulla democrazia partecipata siciliana sul sito www.spendiamolinsieme.it.
«L’informazione è uno dei fattori più importanti per l’efficacia della democrazia partecipata», sottolinea Francesco Saija, presidente di PWI. «Per questa ragione continuiamo a impegnarci per garantire l’aggiornamento quotidiano del sito di “Spendiamoli Insieme” per fornire informazioni tempestive a tutti gli interessati, dal singolo cittadino agli operatori della stampa, dai gestori della cosa pubblica al parlamento siciliano e agli osservatori nazionali».
«Da quest’anno – aggiunge il vicepresidente di PWI; Giuseppe D’Avella – stiamo cercando di produrre anche testi di approfondimento di tipo giornalistico, che vengono pubblicati anch’essi sul sito di Spendiamoli Insieme. Questo comporta per noi sia un investimento ulteriore, in termini di impegno e di risorse finanziarie, sia una nuova responsabilità. Ma siamo convinti che “far parlare” i dati sia anch’esso un servizio civico irrinunciabile a favore delle comunità. Così, mentre invitiamo chiunque lo voglia a dare un’occhiata al sito, cerchiamo di tirar fuori storie e analisi capaci di far riflettere. Ricordiamo però sempre che i dati che pubblichiamo, e sui quali scriviamo approfondimenti, derivano dalle nostre ricerche e PWI è felice di accogliere precisazioni, chiarimenti e informazioni che dovessero essere trasmessi dai nostri lettori».
Intanto i dati già pubblicati consentono di sottolineare la tempestività di quei Comuni che non hanno avuto elezioni e hanno già completato l’iter. Si tratta di una manciata di “campanili”, quasi tutti piccoli. Uno sta sotto i mille abitanti, è Forza d’Agrò (871) nel Messinese. La gran parte ha meno di 5000 abitanti: Alessandria della Rocca (2675 abitanti), Burgio (2597) e Montallegro (2454), tutti nell’Agrigentino, Piedimonte Etneo (4035) nel Catanese, Santa Lucia del Mela (4607) e Torrenova (4434) nel Messinese. Nella fascia 5-10 mila ci sono Pantelleria (7496) nel Trapanese, Camporotondo Etneo (5049) nel Catanese e Torregrotta (7410) nel Messinese. E poi appena sopra i 10 mila abitanti c’è Barrafranca (12126) nell’Ennese. Di grandezza significativa c’è Modica, nel Ragusano, con 53658 abitanti.
E se non sempre la velocità va di pari passo con la qualità dei processi, val la pena di sottolineare che talvolta è decisamente “meglio tardi che mai”. Per fare qualche esempio, grazie alla democrazia partecipata, seppur in ritardo, a Taormina l’inclusione conquista le spiagge, a Santo Stefano Quisquina si “pulisce” la strada nel bosco, a Giuliana apre la scuola di musica nell’ex Casa del Lavoratore e a Santa Ninfa i bambini riscoprono antichi giochi e li disegnano sull’asfalto.