Denatalità: l’Italia può perdere il 18% del PIL entro il 2040

Al via la terza edizione degli Stati Generali della Natalità, dal titolo “Sos-Tenere#quota500mila”: all’evento all’Auditorium della Conciliazione di Roma – dedicato all’analisi dello stato di salute demografico del nostro Paese, che fa i conti con il più grave calo delle nascite da 160 anni a questa parte – prenderanno parte anche Papa Francesco e la premier Giorgia Meloni .

Denatalità, costo salatissimo

“La natalità è un tema che riguarda la salute economica e sociale del Paese. Non c’entrano i valori o gli schieramenti politici, ma cosa accade nel presente e cosa accadrà nel futuro a tutti noi, nessuno escluso. Un dato su tutti: siamo al record negativo di 339 mila nascite a fronte di700 mila morti. Se non cambia qualcosa, tra qualche anno, crollerà tutto”: così, in apertura, il presidente della Fondazione per la Natalità Gigi De Palo.

Una emergenza che avrà ripercussioni anche sulla crescita. “La popolazione produce la dimensione del Pil, quindi i cambiamenti demografici, il minor numero di abitanti, la loro modifica rispetto alla struttura per età della popolazione. Non succederà, ci auguriamo, però se le cose dovessero muoversi come abbiamo visto noi perderemoquasi 500 miliardi di Pil, che ovviamente non è pochissimo”, ha sottolineato Giancarlo Blangiardo, ex presidente Istat.

Impatto su PIL

“La struttura demografica italiana manifesta uno squilibrio che deve richiamare l’attenzione”, scrive il Presidente della Repubblica in un messaggio indirizzato agli Stati Generali della Natalità: “Alle istituzioni compete la responsabilità di attuare politiche attive che permettano alle giovani coppie di realizzare il loro progetto di vita, superando le difficoltà di carattere materiale e di accesso ai servizi che rendono ardua la strada della genitorialità”.

Le parole di Giorgetti

Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha ribadito che “il sistema economico è strettamente correlato al fenomeno della natalità”. In un videomessaggio agli Stati Generali della Natalità di Roma ha aggiunto che “c’è anche la possibilità di quantificare in qualche modo un modo quello che è l’impatto: da qui al 2042 con gli attuali tassi di fecondità il nostro Paese rischia di perdere per strada percentuali del PIL impressionanti, pari al 18%. Questo è un primo dato da cui partire”.

“Credo che di per sé una politica fiscale per la famiglia non sia l’elemento decisivo, ma è sicuramente importante. E quello che abbiamo già fatto, ma che soprattutto dovremo fare anche quando si discute di riforma fiscale complessiva è ragionare in modo corretto anche sotto il profilo economico e fiscale circa quello che è il concetto di reddito disponibile”, ha quindi proseguito il ministro, sottolineando che “i metodi possono essere molteplici”. “Io ritengo che l’importante sia discuterne, ma soprattutto mettere come priorità dell’agenda politica questa sfida”, ha aggiunto.

Il ministro aveva già dato l’allarme nelle scorse settimane, prefigurando una detassazione per le famiglie con due o più figli con un occhio al sistema pensioni, che rischia di collassare.

E scuola

Dati alla mano vediamo quale impatto il futuro demografico avrà sulla scuola e sull’istruzione per il prossimo decennio. Il quadro è effettivamente allarmante. Fra 10 anni dagli odierni 7,4 milioni di studenti, dato del 2021, nell’anno scolastico 2033/34 si scenderà a poco più di 6 milioni, ad ondate di 110/120mila ragazzi in meno ogni anno”, queste le parole del ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara intervenuto con un video.

Se continuerà il calo delle nascite “l’organico docente che è una variabile dipendente degli studenti rischierebbe di passare dalle attuali oltre 684mila cattedre a circa 558mila nel 2033/34. Una riduzione di 10/12mila posti di lavoro ogni anno, ma dobbiamo dare risposte su questo tema”, ha detto il ministro.

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