Denti cavati e minacce di morte per rapine in villa, sgominata banda nel napoletano

Irruzione notturna perfettamente organizzate in ville isolate. Vittime ghermite e seviziate. Botte, denti cavati, minacce di morte. Sono i metodi che utilizzava la banda sgominata dai carabinieri della Compagnia di Casoria. La base dei malviventi era Caivano, da lì partivano con potenti auto rubate e modificate, recuperavano le armi dai nascondigli e raggiungevano gli obiettivi nelle zone isolate delle province campane e lucane. Le investigazioni, coordinate dalla Procura della Repubblica Napoli Nord e condotte dai carabinieri della Compagnia di Casoria, hanno permesso l’emissione di misure cautelari nei confronti di tre persone, ritenute responsabili di diverse rapine in villa e componenti di un gruppo di rapinatori albanesi composto da otto persone.

Le vetture scelte dagli indagati per gli spostamenti venivano modificate con l’installazione di un sistema rapido per la sostituzione delle targhe, inserendo quelle corrispondenti a veicoli rubati durante i colpi e quelle ‘pulite’ durante i sopralluoghi per la selezione degli obiettivi da depredare. Poi le irruzioni. Passamontagna calzati, armi in pugno e tute nere. Finestre e serrature forzate per entrare nelle case. Agghiaccianti le sequenze delle rapine, ricostruite attraverso le testimonianze delle vittime, spesso tenute sotto sequestro per minuti interminabili. In taluni casi percosse talmente violente da causare l’avulsione dentaria. Ferocia esasperata soprattutto per ottenere la combinazione delle casseforti o il nascondiglio dei gioielli. Nessuna pietà, nemmeno in presenza di bambini.

In un caso i rapinatori tentarono di assassinare una delle vittime per assicurarsi la fuga, solo l’inceppamento della pistola evitò il peggio. In un altro caso, intercettati dai carabinieri in provincia di Caserta, i malviventi non si fermarono all’alt ingaggiando uno spericolato inseguimento a folle velocità. La corsa finì con i rapinatori che, raggiunti dai carabinieri, riuscirono a abbandonare la loro auto e scappare nelle campagne favoriti dal buio.

Il più pericoloso e feroce degli indagati viene individuato attraverso la descrizione particolareggiata delle vittime. Nonostante il passamontagna viene riconosciuto grazie al naso prominente e le sopracciglia foltissime, si tratta di Jakimi Enver, 50 anni, ricercato anche dall’Interpol per reati analoghi e in particolare per omicidio e rapine commesse in Albania.

Altri cinque albanesi, componenti della banda, erano già stati bloccati nel dicembre scorso, quando i militari dopo aver circondato un casolare nelle campagne di Cardito, fecero irruzione e il gruppo di albanesi oppose una resistenza violentissima, ma venne sopraffatto, e i componenti immobilizzati senza conseguenze, grazie alla superiorità numerica dei militari.

Circa Alessandro Moschini

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