Dodicimila euro al mese, netti, più benefit per lo staff e rimborso spese. A Luigi Di Maio, prossimo alla nomina – ormai ufficiale – di rappresentante Ue per il gas nel Golfo Persico, dovrebbe andare uno stipendio d’oro, secondo quanto scrive Repubblica. Un compenso che giustifica il divertente titolo della Verità: “Di Maio ha abolito la sua povertà”, anche se già da parlamentare Giggino aveva visto alzare i propri redditi, esigui fino alla scoperta della politica, fino a quasi centomila euro l’anno. Il suo incarico è stato favorito dalla conversione dell’ex grillino al verbo “draghiano”, con l’ex premier – del quale Di Maio ha provocato maldestramente la caduta uscendo dal M5s – comunque disponibile, fin dal giorno successivo al disastro elettorale, a sponsorizzarlo in Europa. “Mi manda Marione”, titolò un paio di mesi fa il Secolo d’Italia sull’asse tra Draghi e Di Maio. Ma intanto, sulla sua nomina, infuria la polemica e la platea degli ind8gnati, che già ieri contava Lega e FdI, si allarga ancora.
Maurizio Gasparri usa termini meno diplomatici. “Con un gesto di dignità e di consapevole autovalutazione della sua totale inadeguatezza, Di Maio prenda atto che l’area di governo attuale non si riconosce assolutamente nella sua designazione. Un rappresentante europeo non supportato dal Governo del suo Paese è già delegittimato in partenza. A ciò si aggiunga la totale, palese e accertata incapacità di Di Maio e quindi si traggano le conseguenze. Eviti di ricoprire di vergogna l’Europa e l’Italia e rinunci con immediatezza”, dice il senatore di Forza Italia, vicepresidente del Senato.
E’ anche Carlo Calenda a ribadire l’inopportunità della scelta. “Luigi Di Maio non lo avrei designato neanche io se fossi stato al Governo. L’ha scelto Borrell, avrà fatto le sue analisi”.