Luigi Di Maio, di cui rimbalzano in rete i video nei quali giurava, spergiurava il contrario di quello che ha fatto. Quello stesso Di Maio che chiedeva in un video accorato l’espulsione dal Parlamento per chi cambiava casacca.
Era già tutto previsto. Bastava soffermarsi sulla grafia delle cronache parlamentari nelle quali MoVimento è scritto sempre e comunque, con maniacale accortezza, con la V maiuscola. Per scoprire l’indizio che portava al sicario della creatura di Grillo e Casaleggio, bastava concentrarsi su quella V maiuscola che doveva simboleggiare il popolo del Vaffa Day. Quella V maiuscola che doveva celebrare la V per vendetta di un fumetto divenuto un film di cassetta. Quella stessa V maiuscola che i più eruditi leggevano come una trasposizione del cinque a numero romano, in omaggio alle cinque stelle del MoVimento.
In realtà, come ha certificato per ultimo Di Maio annunciando l’addio al MoVimento all’hotel Bernini Bristol era la V di voltagabbana.
Sul contenzioso economico tra M5S e Rousseau, Sabatini aggiunge: «Noi abbiamo fatto un sollecito e stiamo aspettando. Abbiamo scritto a Conte e al tesoriere». In merito al ruolo di Beppe Grillo, l’autrice del libro Lady Rousseau poi osserva: «Beppe sconta il fatto di non aver agito nel momento giusto. Se avesse fatto il voto per un organo collegiale, seguendo l’iter che bisognava seguire dopo gli Stati generali, si sarebbe creato un altro percorso della storia».
Per ogni eletto la Camera versa 52.000 euro l’anno ma poiché mancano circa 9 mesi alla fine della legislatura, i 52.000 euro scendono a circa 39mila”. Che moltiplicati per i 61 eletti pronti a seguire Di Maio si traducono in un “tesoretto” di oltre 2.3 milioni di euro.