È il Pd la preda prescelta dal M5S. È quello il bacino elettorale da cui il M5S pensa di attingere quell’8 per cento che sommato al 32 conseguito il 4 marzo scorso consentirebbe a Di Maio di ottenere la maggioranza nelle due Camere. Ufficialmente si tratta ancora per formare il nuovo governo. In realtà, tutti stanno già con la testa alle prossime elezioni politiche, si tengano esse luglio – come chiedono M5S, Lega e FdI – o in autunno, come preferirebbero Pd e Fi. Nel frattempo si studiano i sondaggi. Quelli in mano ai grillini indicano nel Pd il serbatoio da cui estrarre i voti nuovi a cui attingere.
La strategia d’attacco del M5S non lascia al sicuro neppure Forza Italia, cui Di Maio pensa di rosicchiare un ulteriore 2-3 per cento. La circolazione di sondaggi è anche la prova che il M5S considera ormai archiviata la possibilità di formare un governo, compreso quello tra Lega e gli stessi Cinquestelle e lo sguardo dei grillini è fisso sul Pd. I Cinquestelle imposteranno la campagna elettorale come un ballottaggio tra Di Maio e Salvini e punteranno sul voto utile.
In realtà, sull’atteggiamento dei grillini pesano i 65 giorni di trattative durante i quali Di Maio ha soprattutto girato a vuoto. In questo senso, il ritorno immediato al voto racchiude ai loro occhi anche un significato di rivincita se non addirittura di vendetta. A maggior ragione per Di Maio, la cui leadership non avrebbe più senso se la legislatura proseguisse: se il voto dovesse slittare, sarà difficile per lui mantenere il posto di comando.
‘Alle prossime elezioni io credo che cambierà l’atteggiamento elettorale dei cittadini perché il Pd si è rivelato un voto inutile e Forza Italia è ai minimi storici, ma scenderà ancora di più’, afferma il leader di M5S Luigi Di Maio conversando con i giornalisti in Transatlantico e paventando il prossimo voto come una sorta di ballottaggio tra il M5S e la Lega.
Renzi ha ingannato il suo partito e l’opinione pubblica, poi c’è Martina che si è piegato a Renzi.
Naomi Sally Santangelo