Il candidato premier M5S Luigi Di Maio risponde alle domande dei giornalisti all'arrivo a un incontro ad Assolombarda, Milano, 1 febbraio 2018. ANSA/DANIEL DAL ZENNARO

Di Maio in fase di ‘stallo’ tra bonifici effettuati e rimborsi fasulli

Sostiene Luigi Di Maio: ‘La notizia in un paese normale è che M5S ha restituito 23 milioni e 100mila euro di stipendi e questo è certificato da tutti quanti e ci sono 7mila imprese in Italia che lo testimoniano perché quei soldi hanno fatto partire 7mila imprese e 14mila posti di lavoro. Se ci saranno controlli da fare li stiamo facendo, ringrazio chi ha fatto queste inchieste ma questo è un paese strano in cui restituisci 23,1 milioni e la notizia è che manca lo 0.1.

La dichiarazione, sembrerà strano al giovane movimento dei pentastellati, discende da una lunga tradizione costruita sui piccoli e grandi fallimenti del potere. Si chiama doppio standard ed è una delle categorie etiche più studiate in politica: quel fenomeno per cui il giudizio nei confronti di tutti gli altri, tutti i tuoi avversari per dire, sono ferrei. Mentre quelli nei confronti del tuo gruppo sociale sono ‘ammorbiditi’ dall’idea di una tua supposta superiorità etica. Il doppio standard è in genere attribuito al potere regnante, lo stato, le classi abbienti, le gerarchie ecclesiastiche: è il potere che – definizione del suo cinismo – perdona a se stesso quello che non perdona ad altri’, annota, a giusta ragione, Lucia Annunziata.

I pentastellati, per converso,  denunciano di essere vittime di un complotto di potere che chiude gli occhi davanti a grandi errori del sistema, mentre colpevolizza e gonfia a dismisura ogni piccolo errore dei M5S.

Purtroppo, per quanto dica la dirigenza del ‘Movimento’ spuntano nomi eccellenti nel caso rimborsi  che sta scuotendo il Movimento 5 Stelle, dalla candidata alla presidenza della Regione Lazio, Roberta Lombardi, al senatore Michele Giarrusso. E poi ancora il deputato Danilo Toninelli e la senatrice Barbara Lezzi. Tutti sotto accusa – in attesa delle verifiche – per i mancati rimborsi che hanno dato vita a un buco di circa 1 milione di euro. Vicenda che ha generato una vera e propria diatriba dentro il Movimento. Mirella Liuzzi, al settimo posto tra i parlamentari pentastellati per somme versate al Fondo per il microcredito alle imprese, sbotta: ‘È un problema di grande gravità. Se dici che restituisci, lo devi fare. Se non lo fai, vai via’, afferma in un’intervista a Repubblica.

  I big si difendono e invitano a guardare agli altri partiti. Ma c’è anche, chi come il senatore Maurizio Buccarella, si è autosospeso dal Movimento, ammettendo una ‘leggerezza’ sui bonifici. Solo quattro giorni fa, il 9 febbraio, il senatore Carlo Martelli e il deputato Andrea Cecconi avevano annunciato la loro rinuncia alla corsa per il voto del 4 marzo dopo essere stati deferiti ai probiviri per irregolarità nella ‘restituzione’ di una quota degli stipendi da parlamentari. Poi il bubbone è scoppiato, con il candidato premier, Luigi Di Maio, che ha promesso di mandare a casa le ‘mele marce’.

Giarrusso, in un’intervista a ‘La Stampa’, si difende e dà la colpa al bancario dello sportello al Senato:

‘Io faccio i bonifici allo sportello del Senato e l’impiegato mi consegna le ricevute. Quello scellerato, che avrà fatto bisboccia la sera prima, sul timbro ha modificato giorno e mese, ma non l’anno’

Toninelli pubblica il certificato dei rimborsi su Facebook e annuncia una querela: ‘Questa è la verifica contabile del mio consulente del lavoro. Come era ovvio, le cifre da me bonificate al fondo per il microcredito sono regolari e corrette al centesimo. Chiunque abbia osato od oserà abbinare il mio nome a presunte irregolarità nella donazione della metà del mio stipendio, verrà querelato’.

Ira di Lombardi, che al ‘Messaggero’ chiarisce:

‘Non solo ho rendicontato sia ottobre che novembre, ma dal 2013 ho restituito ai cittadini più di 155mila euro. Mi manca dicembre, ma a gennaio ero, come oggi, in campagna elettorale, quindi ovviamente mi è stato difficile contabilizzare’.

Lezzi, a ‘Repubblica’, si dice sotto choc e pronta a difendersi:

‘Adesso pubblicherò gli estratti conti. Ho quelli della mia attuale banca: i ‘contabili provvisori’ e le ricevute che danno l’esito positivo per l’ultimo anno. Mi mancano quelli del 2013 della vecchia banca, ci vorranno giorni per averli’.

L’ex inviato delle Iene e candidato con i 5 Stelle, Dino Giarrusso, al ‘Tempo’ rincara la dose:

‘Chi ha sbagliato è giusto che paghi. Ma non accettiamo lezioni dagli altri partiti, che hanno commesso peccati mille volte più gravi’.

Il consigliere nell’associazione Rosseau, Massimo Bugani, in un’intervista al ‘Fatto quotidiano’, va giù pesante e non ammette equivoci:

‘Cacceremo a calci chi ha fatto finta di versare e non ha versato. Certi controlli e comportamenti di chi valutava in alcuni casi sono stati trascurati nel corso di questi anni. Ed è stato un errore’.

‘Ho effettuato bonifici al fondo del microcredito per un totale di oltre 150.000 euro, certificato dal direttore della banca. Ho anche rinunciato alle indennità aggiuntive da vice presidente della Camera. In tutto ho restituito o rinunciato in 5 anni di legislatura a più di 370.000 euro’, scrive   su Fb il leader M5S Luigi Di Maio dove conferma: ‘Oggi ho incontrato Filippo Roma de ‘Le Iene’. Come promesso abbiamo verificato tutti i bonifici che ho effettuato’.

‘Alcuni portavoce hanno violato le nostre regole e non hanno donato tutto quello che avrebbero dovuto. Un tradimento dei nostri principi e della fiducia dei nostri iscritti. Per questo saranno cacciati dal Movimento e si sono impegnati a rinunciare all’elezione. La stragrande maggioranza dei nostri portavoce hanno ottemperato gli impegni presi e infatti nel fondo per il microcredito ci sono oltre 23 milioni di euro’, ha scritto ancora Di Maio su Fb dove ricorda: ‘Abbiamo chiesto al Mef l’elenco completo dei bonifici e chi non risulterà in regola per me è già fuori. Non facciamo sconti a nessuno, tantomeno a noi stessi e pubblicheremo la lista completa’.

Il candidato premier M5S Luigi Di Maio si è presentato in mattinata negli uffici dell’Istituto di credito che è a Montecitorio. In sua compagnia, oltre allo staff M5S, c’era l’inviato de ‘Le Iene’, Filippo Roma, tra gli autori dell’inchiesta sulle ‘restituzioni’ dei parlamentari M5S. La presenza di Di Maio in banca mostrerebbe la volontà del leader di fare chiarezza sulla vicenda: è presumibile che abbia chiesto allo sportello bancario di fornirgli copia dei bonifici al Fondo per il microcredito del Ministero dello Sviluppo sul quale i pentastellati devolvono parte del loro stipendio.

Andrea Cecconi e Carlo Martelli sono, probabilmente, la punta di un iceberg. Un iceberg contro cui la campagna del M5s rischia di sbattere a un passo dal rush finale. Il caso degli ammanchi nelle restituzioni dei parlamentari, si allarga a macchia d’olio, potrebbe superare il milione di euro e irrompe nella tappa elettorale di Luigi Di Maio nella sua Campania. Tappa che vede, tra l’altro, il ritorno in campo di Beppe Grillo. Sul totale delle cifre ‘vediamo domani’, si limitano a dire, dopo aver chiesto in via ufficiale gli atti al Ministero dell’Economia presso cui è registrato il fondo per le pmi. I calcoli, fatto salvo eventuali errori commessi dai tecnici del Movimento nel riportare i dati delle restituzioni, sembrano volgere al peggio. Alla cifra di 226 mila euro di ammanco, che ha fatto scattare l’allarme per le mancate restituzioni, va infatti aggiunta la cifra versata al fondo dagli eurodeputati del M5s, pari a 606mila euro, come certificato dallo stesso blog giorni fa. E a questa si somma il totale dei rimborsi arrivati dalle Regioni: le stime sono approssimative ma si parla di oltre 500mila euro. Il tutto fa quindi aumentare la forbice tra quanto dichiarato dai parlamentari sul sito tirendiconto.it e quanto arrivato, in concreto, dai bonifici.

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