Luigi Di Maio e Matteo Salvini in un'immagine ripresa a Roma, 8 luglio 2019. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Di Maio: ‘Per misure serve intesa io-Conte e quell’altro’

Clima incandescente nel governo alimentato dallo stallo sui nodi irrisolti (tav, autonomia, decreto sicurezza bis). Che i nervi siano a fior di pelle lo dimostra lo sfogo di Luigi Di Maio ieri a Cosenza, il cui audio è pubblicato sul sito LaCnews24. “A volte dobbiamo subire l’atteggiamento della Lega che è insopportabile – dice il vicepremier pentastelalto in una riunione a porte chiuse con gli attivisti – Ma dopo le elezioni non avevamo alternativa: o andavamo all’opposizione o cercavamo di portare a casa il più possibile nelle peggiori condizioni. Ogni volta che si deve approvare un provvedimento, in Parlamento o in Cdm, ci dobbiamo sedere a un tavolo io, Conte e quell’altro là e dobbiamo fare un accordo”.

Quell’altro è inequivocabilmente Matteo Salvini che mal digerisce l’appellativo. “Posso non stare simpatico ma ho un nome, mi chiamo Matteo…”, avrebbe detto il leghista a fonti a lui vicine. Nessuna reazione ufficiale comunque da parte del leader del Carroccio che starebbe valutando una rottura con l’alleato, forse anche prima della pausa estiva. Ma il contenuto del discorso di Di Maio prova che la tensione è massima.

“Quando ti siedi a quel tavolo non puoi pretendere, perché se lo fai anche l’altro pretende e non si porta a casa niente – spiega Di Maio ai suoi – Tu cerchi di ottenere il 100% ma sai che a quel tavolo devi ridurre al 70-80. Arrivi al punto che ti chiedi ma questo 80 vale la pena approvarlo? Se siamo al punto di negoziare nostri valori non va bene ma se in una legge anti corruzione riesco a mettere  pene più severe per i corrotti, incompatibilità e carcere obbligatorio, cominciamo a portarlo a casa. Altre cose non si possono fare perché non sono nel contratto e due perché non abbiamo la forza ma non per la Lega ma perché la verità è che se non esistesse questo contratto con la Lega, in Parlamento ci sarebbe ancora un partito unico, quello a favore di Radio radicale e della Tav”.

Continua a correre alta la tensione nel governo gialloverde anche sul nodo dell’Autonomia con botta e risposta tra Lega e Cinquestelle che possono contare anche sull’assist di Maurizio Landini. Un’intesa, quella tra il premier Giuseppe Conte e il leader della Cgil contro la ‘penalizzazione’ delle regioni del Sud, che non piace affatto ai leghisti, convinti nel chiedere al loro alleato 5s solo dei sì. Ad innescare la miccia è la nascita di un Osservatorio delle università sul regionalismo differenziato, iniziativa tenuta a battesimo dal vicepremier Luigi Di Maio. Parlando all’Università Federico II di Napoli, osserva che quello dell’Autonomia è un «percorso» da fare ma «nella misura in cui non danneggi le regioni del Sud».

«A Di Maio rispondo così: sono i suoi no che danneggiano il Sud», replica il governatore del Veneto Luca Zaia. Il governo «al suo interno deve trovare la quadra per proporre alle singole regioni una bozza di contratto da firmare. Dopo di che», aggiunge, «per quanto riguarda il Veneto valuteremo se firmare oppure no. Se si tratterà di una farsa non la firmeremo mai». Di Maio invece auspica che «ci sia accordo sull’emendabilità del testo stesso», e che «dopo il passaggio del testo in Consiglio dei Ministri ci sarà la trattativa tra i governatori e il Presidente del Consiglio che, dopo decenni, è un rappresentante del Sud. Poi passerà al Parlamento. Il presidente della Camera Fico si è già detto favorevole all’emendabilità dei testi e spero riesca a raggiungere un accordo con il presidente del Senato su questo».

“Il ‘partito unico’ non vede l’ora di far cadere il governo, perché a settembre si vota il taglio dei parlamentari – è ancora lo sfogo di Di Maio – Da un punto di vista mio, che mi sto prendendo i vaffanculo perché sono tacciato di essere quello che fa gli accordi, l’amico di Salvini, a me aiuterebbe pure, tanto resto capo politico. Ma penso ai risultati da ottenere da qui a dicembre: taglio del cuneo fiscale, riduzione canore Rai, acqua pubblica, taglio dei parlamentari”.

“Se ce la facciamo – ha aggiunto – non è che abbiamo segnato un punto a favore del movimento ma ci stiamo restituendo un paese un pò più decente non solo per i nostri figli ma anche per noi stessi”.

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