Dopo la batosta in Sardegna e i continui maldipancia dei ribelli e della base, il vicepremier e ministro Luigi Di Maio, capo politico del M5S, è pronto a un restyling del Movimento 5 Stelle. E le novità, almeno per ora, non sono poche. Innanzitutto dice a quanti chiedono la sua testa che “il ruolo del capo politico si ridiscute tra quattro anni”. Ora alla guida politica del Movimento resta lui e solo lui. Fin quando regge l’alleanza con la Lega e quindi l’avventura governativa lui non si tocca. Lo ha deciso lui: per chi non condivide la sua leadership e quindi la sua ‘politica’ l’espulsione è quasi certa. Inoltre, considerando che i pentastellati riescono a ‘fare voti’ solo nelle elezioni nazionali e forse europee per essere competitivi a livello locale occorre cambiare il rigorismo che fino ad ora li ha contraddistinti. Ed ecco la seconda novità. Per i consiglieri comunali M5s che intendono candidarsi in Consiglio regionale e in Parlamento non deve valere il vincolo dei due mandati. Ma occorre anche una nuova organizzazione territoriale altrimenti tutto finisce in una bolla di sapone. “Per riuscire a essere forti” alle amministrative, sottolinea il capo politico pentastellato durante una conferenza stampa alla Camera dei Deputati, “dobbiamo darci una organizzazione. Che non è calata dall’alto. Oggi inizia una discussione. Abbiamo tanta gente che ci chiede aiuto. E’ impossibile recepire tutto, serve una organizzazione che ci consenta di filtrare queste richieste. Qualcuno che faccia da collante con tante istanze. L’organizzazione del Movimento non giova solo al M5S, servirà agli italiani. Deve esistere una organizzazione a livello nazionale e a livello regionale. Questi sono i primi due temi”. E il passo naturale di questo discorso è l’apertura ad alleanze locali perché da soli 5Stelle perderebbero quasi ovunque. E non potranno che essere, almeno per ora, delle liste civiche visto che loro sono contro tutti i partiti. Almeno sulla carta. Ma si sa, ogni consultazione elettorale ha una storia a se e quindi non si escludono sorprese, vedi Lega. Così, spiega Di Maio, “nei prossimi mesi possiamo lavorare a un dialogo con vere liste civiche, ma è una discussione che va fatta con calma -verrà data una settimana agli iscritti per ragionarci- e verranno tratti contributi, poi, solo in seguito, verranno le votazioni”. E ribadisce che gli ”attivisti devono votare molto più”. Sulle liste civiche, insiste, “inizierei con delle sperimentazioni. Ci sono liste fabbricate in provetta che non ci interessano” mentre “ci sono gruppi civici che sul territorio” collaborano col Movimento e “questo può essere interessante. Ma ci vuole tempo, non abbiamo fretta”. Il percorso per decidere sulle eventuali alleanze con le civiche richiederà tempo, proprio per “evitare trappole”.
“Non mi arrendo all’idea paragonare i risultati delle amministrative con le politiche, su questo non cederemo mai” dice Di Maio, in conferenza stampa alla Camera e ripercorrendo tutte le precedenti amministrative, a partire dalla Calabria nel 2014: ”Ogni volta si canta la morte del cigno, la morte del M5S ma noi siamo vivi e vegeti. E lo dico non perché dica che va tutto bene, ma perché penso che le amministrative non abbiano alcun impatto sulla vita del movimento e tantomeno del governo”. E ribadisce che l’esecutivo “va avanti per cinque anni, nei prossimi quattro anni si verificherà la differenza tra parole e fatti. Sono sicuro che l’esecutivo andrà avanti con molta tranquillità e siamo sempre più forti e coesi e riusciremo a portare a casa tutti i punti del contratto, costi quel che costi”.