Diabete: la tecnologia e un nuovo approccio alla malattia disegnano il paziente del futuro

Vivere la propria quotidianità come le persone che non hanno il diabete: questo è il sogno degli italiani che soffrono di questa malattia. Secondo i dati ISTAT del 2016,  sono oltre 3 milioni in Italia le persone che dichiarano di essere affette da diabete, il 5,3% dell’intera popolazione (16,5% fra le persone di 65 anni e oltre) e un altro milione che non sa di esserlo. Solo in Campania i diabetici  sono circa 400.000. Insuline con un profilo sempre più simile a quello fisiologico, dispositivi per la somministrazione automatica di insulina senza più la necessità di iniezioni quotidiane, sistemi di monitoraggio  continuo della glicemia in grado di tenerla sotto controllo, l’uso sempre più efficace della telemedicina e delle APP sono solo alcune delle risposte che negli ultimi 10 anni sono state date alle crescenti domande dei medici, dei pazienti e dei loro familiari.

Il futuro dell’approccio al diabete è al centro dei lavori del convegno ‘Microinfusori e dintorni’, giunto alla decima edizione, che si tiene dal 18 al 20 gennaio a Vietri sul Mare, Napoli.

Vi prendono parte oltre 100 i diabetologi tra i maggiori esperti italiani nel campo delle innovazioni farmacologiche e tecnologiche nella gestione della patologia : «Il Convegno è nato per capire e utilizzare al meglio le opportunità che cominciavano ad essere disponibili, sia per quanto riguarda le terapie e la loro somministrazione sia per quanto riguarda gli strumenti per il controllo dei parametri glicemici.

 Spiega Mariano Agrusta, Direttore Diabetologia e Dietologia della Casa di cura Ruggiero, Cava de’ Tirreni, già Direttore U.O.D. Endocrinologia e Diabetologia Ospedale di Cava, Costa d’Amalfi e Coordinatore Nazionale del Gruppo di Studio AMD Psicologia e Diabete – In questa edizione i temi di punta riguardano le innovazioni farmacologiche, la prevenzione del rischio cardiovascolare e le nuove frontiere terapeutiche nella gestione del diabete del terzo millennio come ad esempio i sensori impiantabili per il monitoraggio continuo della glicemia.

Questo ultimo aspetto è fondamentale per gestire al meglio la patologia e ridurre il più possibile il rischio di complicanze. Mantenere costantemente la glicemia all’interno dei valori normali evitando picchi  non solo è l’obiettivo principale della terapia, ma permette di avere una migliore qualità di vita e di gestire più tranquillamente la propria condizione.

L’impegno della nostra azienda nella gestione del diabete è costante ed è anche per questo che abbiamo voluto fortemente sostenere questo convegno fin dal suo inizio,  afferma Massimo Balestri, AD Roche Diabetes Care Italy,  con l’obiettivo di creare un momento di confronto tra i medici che 10 anni fa hanno visto l’arrivo di tecnologie sempre più sofisticate, sul corretto utilizzo e sul reale impatto che queste potevano portare al miglioramento della qualità di vita dei pazienti. L’appuntamento di quest’anno, inoltre, è una grande occasione per fare il punto su 10 anni di evoluzione nella gestione del diabete e su quello che si prospetta nel prossimo futuro. Inoltre, continua,  i sistemi per il monitoraggio in continua della glicemia, la “nuova digitalizzazione” che attraverso lo sviluppo di App e di Big Data permetterà di creare una connessione sempre più forte e duratura tra medico-paziente e il continuo sviluppo di “software” per la gestione ancora più efficiente dei microinfusori sono solo alcuni degli ambiti di sviluppo di cui oggi i pazienti e i medici possono già vedere qualche traccia.

Inoltre, nel trattare la malattia bisogna considerare  l’intera complessità della vita del paziente, in termini personali e sociali.  Gli specialisti devono scegliere le terapie e la tecnologia che meglio rispondono alle necessità quotidiane del singolo paziente: ‘I progressi tecnologici permettono al paziente di avere grandi margini di libertà e di autonomia nel quotidiano’, spiega Luigi Laviola, Professore associato di Endocrinologia – Università degli Studi di Bari ‘Aldo Moro: ‘In particolare i dispositivi come i microinfusori e i sensori della glicemia, hanno contribuito ad un miglioramento della qualità di vita delle persone. I primi, grazie all’erogazione continua di insulina controllata da un programma computerizzato, evitano anche 4 o più iniezioni al giorno e i secondi, misurando la glicemia con altissima frequenza durante la giornata, forniscono un’informazione puntuale dell’andamento glicemico riducendo la necessità di pungersi più volte nell’arco della giornata’.

I nuovi sistemi per il monitoraggio  continuo della glicemia rappresentano  la vera innovazione a cui oggi i pazienti con diabete possono accedere; questa innovazione prevede anche  l’abbinamento di un sistema di controllo continuo dei valori glicemici, di un trasmettitore di dati e di un erogatore di insulina (microinfusore): ‘La parte essenziale in questo sistema’,  spiega Concetta Irace, Professore Associato di Scienze Tecniche Applicate alla Medicina, Università degli Studi Magna Græcia Catanzaro,  ‘riguarda il monitoraggio. E’ fondamentale poter controllare i livelli di glicemia in continuo nell’arco di tutte le 24 ore attraverso dispositivi adeguati. Eversense, composto da un sensore posizionato sottopelle, raccoglie i valori che vengono inviati al suo trasmettitore il quale, tramite un algoritmo li converte in valori di glucosio. Questi dati  vengono poi trasmessi al paziente che li può monitorare con una app sul proprio smartphone e, a questo punto, modificare il quantitativo di insulina da assumere e condividere, eventualmente, con lo specialista’.

I benefici per i pazienti,  conclude Irace,  sono evidenti: maggior libertà e un contatto costante con gli specialisti. Insomma una migliore qualità di vita e un maggior controllo.  Ma perché tutto il sistema sia efficace ed efficiente, è imprescindibile il rapporto costante con il proprio medico e un’adeguata istruzione all’utilizzo di queste tecnologie. 

 Il funzionamento di Eversense è molto semplice: è un sensore di pochi millimetri che attraverso una piccola incisione e senza la necessità di punti di sutura, viene posizionato sottocute ed è in grado di monitorare la glicemia per tre mesi di seguito -a breve arriverà a sei mesi- con un notevole miglioramento della qualità di vita del paziente. Il trasmettitore, anch’esso di piccole dimensioni, viene fatto aderire alla parte superiore del braccio in corrispondenza del sensore,  può essere rimosso in caso di necessità e poi nuovamente applicato come un cerotto, mentre il sensore rimane sempre nel sottocute.  Le informazioni vengono inviate a un dispositivo mobile (il proprio smartphone) e in caso di ipo o iperglicemia  avvertono la persona con degli allarmi. In questo modo, il paziente può prontamente modificare o meno la propria terapia, prima di arrivare a livelli troppo bassi o troppo alti di glicemia. Infine, attraverso un sistema web-based le informazioni possono, su esplicita autorizzazione della persona e nel rispetto della privacy, essere trasmesse al team diabetologico che sarà così in grado di monitorarne l’andamento ed, eventualmente, comunicare al paziente le opportune correzioni.

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