Dibba attacca Di Maio con ‘Politicamente scorretto’ ma nel M5S finisce sotto accusa

 

Alessandro Di Battista ha messo nero su bianco un intero libro dal titolo  ‘Politicamente scorretto’. Il libercolo, per inciso, è in vendita.  Domenica 16 giugno, Il Fatto Quotidiano di Marco Travaglio, house organ del M5s, ne ha dato un’ampia anticipazione. Nell’estratto scelto da Dibba per promuovere la sua presunta fatica, il grillino attaccava in modo durissimo il suo partito e nel mirino ci è finito Luigi Di Maio, rimproverato in modo aspro per come ha condotto la campagna elettorale in vista delle  elezioni Europee.

Un de profundis del governo, in 126 paginette di agile «pamphlet», come lo definisce il suo autore. Una piccola bomba a mano tirata sul governo, su Matteo Salvini e su Luigi Di Maio. I parlamentari non hanno ancora letto il testo, uscito ieri, ma sono bastate le prime anticipazioni per scatenare una rivolta contro l’ex Subcomandante che, indeciso se andare al fronte o restare nelle retrovie, ha pensato bene di minare dalle fondamenta l’esecutivo. Perché, scrive nelle ultime righe, se continuano «gli squallidi giochi di potere», il Movimento deve fare il Movimento: «Un conto è fare un patto di governo, un altro è essere complici».

L’esternazione di Di Battista viene contestata nelle molte chat che viaggiano tra i parlamentari. Si racconta che l’ex deputato avesse un accordo con Loft, la piattaforma tv del Fatto, per scrivere reportage dall’India. L’accordo doveva portargli un compenso di 20-25 mila euro al mese. E invece è saltato. Per questo se n’è uscito con questo libro. Per sfruttare l’immagine del Movimento e fare soldi. Quella del denaro è una voce ricorrente tra i parlamentari, infuriati. Si racconta nelle chat che abbia partecipato più volte alle «war room», i gabinetti di guerra di Di Maio, e in un’occasione abbia spiegato di aver bisogno di soldi e di sperare in un ruolo retribuito nel Movimento.  ‘Ogni volta che c’è una responsabilità’ — scrive un parlamentare — si tira indietro: ‘Gianroberto gli aveva offerto di fare il sindaco di Roma e ha detto no. Luigi di fare il candidato alle Europee e ha detto no. Vuole fare la rivoluzione, ma non si fa da casa, scrivendo libri. Si fa scendendo in piazza’.

Di Maio arroccato a Palazzo Chigi, che fa sapere di non aver letto il libro e di avere altro da fare. Ma la bordata che sancisce la rottura definitiva tra i due capetti con le cinque stellette, è arrivata con una seconda battuta. A chi si è preso la briga di raccontare quanto scritto da Di Battista e pubblicato dal Fatto, il vicepremier grillino ha risposto in modo chiaro: “Alessandro? È il D’Alema del M5s. Ormai lo conosciamo: è fatto così…”. Parole drastiche, terminali: Alessandro Di Battista come quel Massimo D’Alema che per i grillini è tra i “mali” peggiori della politica italiana.

 

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