Ormai da anni e, in modo particolare, nell’ultimo decennio, si è andata diffondendo in Italia la credenza che una dieta vegetariana, anche nella sua espressione più rigida della dieta vegana, apporti cospicui benefìci alla salute dell’individuo. Molti decidono di seguire questo tipo di alimentazione, priva di carne, di pesce e di alimenti di origine animale e loro derivati, anche per motivazioni religiose o etiche e per rispetto della vita degli animali.
Posizioni rese più forti anche per interventi e dichiarazioni, spesso privi di fondamento scientifico, che condannano senza appello il consumo di carne e propagandano regimi alimentari che lo escludono.
Queste scelte vanno rispettate quando ci si trova in presenza di un adulto consapevole e capace di autodeterminarsi. Il problema sorge quando ad essere coinvolti sono i minori, ai quali da genitori che seguono diete vegane o vegetariane, viene imposta un’alimentazione che esclude categoricamente e imprudentemente alimenti di origine animale e loro derivati.
Un comportamento che cozza con le indicazioni dei medici nutrizionisti, che unanimemente sconsigliano da sempre di far seguire queste diete ai bambini, agli adolescenti, alle donne in stato di gravidanza e durante l’allattamento. I bambini, per crescere sani e ben nutriti, devono cibarsi anche di carne e pesce e pur potendosi compensare l’assunzione di amminoacidi con altri alimenti, rimane aperto il problema della carenza di vitamina B12 e di ferro eme, che può comportare considerevoli problemi neurologici e anemia.
Una proposta di legge presentata dalla deputata di Forza Italia Elvira Savino, sanziona chiunque impone o adotta nei confronti di un minore degli anni sedici, sottoposto alla sua responsabilità genitoriale o a lui affidato per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, una dieta alimentare priva di elementi essenziali per la crescita sana ed equilibrata.
Reclusione fino ad un anno per i genitori che impongono ai minori di 16 anni la dieta vegana, con pena che può andare da due anni e mezzo a quattro se questo è causa di malattia o di lesione personale permanente; e da quattro a sei anni se invece la conseguenza è la morte. Pene aumentate di 12 mesi quando il bambino ha meno di tre anni.
Lo strumento scelto, spiega ancora l’esponente di Forza Italia, è quello di prevedere una nuova fattispecie criminosa e non di applicare il reato di maltrattamenti in famiglia, di fronte a comportamenti i quali, pur in assenza di una consapevole volontà di violare i doveri di mantenimento e di cura dei figli che incombono ad ogni genitore, importano concreto pericolo di nuocere all’equilibrata crescita del fanciullo.