Diffamazione: carcere a giornalisti, parola torna a Consulta

La Consulta si accinge a sciogliere il ‘nodo’ sul carcere ai giornalisti per diffamazione aggravata: la questione di legittimita’ sollevata dai tribunali di Bari e Salerno sara’, la prossima settimana, sotto la lente dei ‘giudici delle leggi’ i quali, un anno fa, decisero di rinviare il loro vaglio sollecitando un intervento del legislatore in materia. Dodici mesi sono trascorsi, ma non e’ stata approvata una nuova legge, per cui la Corte Costituzionale si appresta ora a pronunciarsi. Nell’udienza pubblica di martedi’ 22 giugno, sara’ esaminata la questione inerente l’articolo 13 della legge sulla stampa (n.47/1948) e l’articolo 595, terzo comma, del codice penale: la prima disposizione censurata punisce la diffamazione a mezzo stampa consistente nell’attribuzione di un fatto determinato con la reclusione da uno a sei anni congiunta alla multa non inferiore a cinquecentomila lire (258 euro), mentre l’articolo 595, terzo comma, del codice penale punisce la diffamazione aggravata dall’uso della stampa, di qualsiasi altro mezzo di pubblicita’ o dell’atto pubblico con la reclusione da sei mesi a tre anni o la multa non inferiore a 516 euro.

Le previsioni censurate, secondo il tribunale di Salerno – chiamato a pronunciarsi sulla responsabilita’ di un giornalista e del direttore responsabile di una testata giornalistica (il primo per la condotta di diffamazione a mezzo stampa, ai sensi delle disposizioni in questione e il secondo per quella di omesso controllo sul contenuto del quotidiano) – sarebbero contrarie a diversi principi sanciti dalla Costituzione: gli articoli 3 e 21 della Costituzione, secondo il giudice rimettente, sarebbero violati dalla previsione di una pena detentiva “irragionevole e sproporzionata” rispetto alla liberta’ di manifestazione di pensiero, nonche’ “lesiva del principio di offensivita’ e del principio della finalita’ rieducativa della pena”. Sia i giudici di Bari che quelli di Salerno, ritengono infine che la previsione di una pena detentiva per i reati di diffamazione a mezzo stampa sarebbe in contrasto con la giurisprudenza della Corte di Strasburgo in quanto, salvo casi eccezionali, incompatibile con la liberta’ di espressione.

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