La strage di militari iraniani ordinata dal Presidente degli Stati Uniti, per assassinare il generale Soleimani, apre un capitolo delicato e decisivo per la crisi nel Golfo Persico e nel Medio Oriente più in generale. E’ chiaro a tutti che Trump sta portando il mondo sull’orlo di una guerra devastante, senza consultare i suoi alleati, come l’Italia, che hanno mandato i propri soldati in Iraq per combattere il terrorismo islamico.Le cancellerie europee che contano, non l’Italia purtroppo, sono allarmate e irritate.Russia e Cina hanno condannato l’azione statunitense, all’unisono, come una violazione delle regole internazionali. L’Europa non è arrivata a tanto. Però mentre Germania e Francia attraverso i loro Ministri degli Esteri contattavano telefonicamente il Segretario di Stato Usa, Pompeo, ed esprimevano la loro disapprovazione, il nostro Ministro Di Maio, rientrava in modo disincantato dalle vacanze di Capodanno con la sua fidanzata, come se nulla fosse accaduto. E di questa presa di posizione di Germania e Francia Pompeo se ne è lamentato. La difesa della sovranità irachena è stata al centro dei colloqui telefonici tra Macron e il governo cinese, ma tutto l’attivismo francese non è servito a svegliare l’Europa dal torpore in cui è caduta volontariamente e a rimuoverla dal suo ruolo di convitato di pietra. Gli Stati dell’Ue, traditi nell’alleanza dagli Usa di Donald Trump, minacciati da una presenza sempre più ingombrante ed insidiosa della Russia di Putin che manda suoi uomini, mascherati da mercenari, in Libia, quella che una volta era un’ex colonia italiana, non hanno altra scelta che cercare nella Cina l’unico interlocutore politico globale che apparentemente non sia loro ostile. Lo scenario geopolitico mondiale che si è venuto a formare, fa risaltare in modo chiaro la solitudine e la piccolezza della vecchia Europa, facendo venir meno quei valori e principi che erano alla base della costituzione dell’UE: non esistono soluzioni militari per comporre i conflitti tra gli Stati, ma solo la via della politica e della diplomazia. Quando si discute con le armi, come è avvenuto in Siria, in Libia, in Crimea, in Kurdistan, in Iran e Iraq, l’uccisione per ordine degli americani del generale Soleimani e il massacro di militari iraniani in territorio iracheno, l’Europa non può fare altro che tacere e assistere impotente a quello che accade.Del resto l’Europa Unita, nata dalle ceneri della seconda guerra mondiale. è prigioniera delle colpe del suo passato colonialista, che la fa rendere cauta e le inibisce di intervenire in quei territori in cui un tempo spadroneggiava usando la forza delle armi. Quindi un’Europa che soffre di solitudine politica e diplomatica, che si è ingigantita quando il nostro alleato di sempre, Usa, sembra averci abbandonato. Nell’attesa del verdetto che il prossimo novembre sortirà dalle urne statunitensi, in tutto il mondo parlano le armi e il Vecchio Continente è costretto al silenzio.
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Riprova
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