Gli italiani, si sa, amano vedere la televisione: sia essa “on demand” in abbonamento, su Netflix, Amazon Prime Video o altre piattaforme, sia essa “lineare” sul Digitale Terrestre, poco importa perché l’attenzione dei nostri connazionali verso la TV è sempre altissima. Come altissimo, negli ultimi mesi, è stato il fastidio derivante dal dover risintonizzare spesso i canali TV.
Una necessità derivante, ormai lo sanno bene anche i meno addetti ai lavori, dalla famigerata procedura di “refarming” delle frequenze della cosiddetta “Banda 700”. Che non è un gruppo di criminali, ma un fascio di frequenze radio comprese tra 694 e 790 MHz che deve essere liberato prima possibile perché, già da un bel po’, lo Stato italiano le ha vendute all’asta agli operatori telefonici. Operatori che, ormai sappiamo anche questo, le useranno per trasmettere i dati della rete veloce 5G che, infatti, si sta espandendo sempre di più in Italia.
Tutta questa operazione, che negli ultimi mesi noi di Libero Tecnologia vi abbiamo raccontato e spiegato passo per passo, sta adesso per finire: il 30 giugno, infatti, è la data ultima concessa alle reti televisive per liberare le frequenze.
Il refarming è iniziato, lo ricordiamo, il 15 novembre 2021 in Sardegna. Poi, a gennaio 2022, è toccato a Val d’Aosta, Piemonte, Lombardia e Trentino Alto Adige. Il 9 febbraio hanno iniziato il refarming l’Emilia Romagna, il Veneto e il Friuli-Venezia Giulia. Il primo marzo, invece, il processo di refarming è iniziato in Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Molise, Marche e Abruzzo.
Adesso, per la precisione dal 1° maggio al 30 giugno, il refarming si chiude con le ultime regioni: Campania, Lazio, Umbria, Toscana e Liguria. Dopo il 30 giugno, quindi, nessun’altra regione italiana dovrà modificare le frequenze TV: sarà tutto finito.
Digitale Terrestre: che succede dopo il 30 giugno
Il refarming, lo ricordiamo, è solo l’ultimo tassello di una transizione molto lunga e complessa, iniziata ben prima di novembre 2021. Transizione durante la quale abbiamo già detto addio al vecchio codec Mpeg-2, per passare all’Mpeg-4 (e per molti ciò ha comportato la necessità di comprare una nuova TV o un nuovo decoder).
Ora resta solo l’ultimo passaggio prima di terminare lo “switch-off” al Digitale Terrestre di seconda generazione: il passaggio al codec H.265 HEVC Main 10. Il decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 30 luglio 2021 ha rimodulato la cosiddetta “road map” della transizione al nuovo standard, rendendo però incerto il momento in cui si dovrà passare all’H.265.
A partire dal 1 gennaio 2023 le emittenti TV potranno passare al nuovo formato, ma mentre un tempo erano obbligate a farlo, ora il nuovo codec è diventato facoltativo. Tutte le TV che oggi riescono a decodificare l’attuale Mpeg-4, comunque, saranno in grado di decodificare anche il nuovo codec HEVC