Apparentemente ci siamo emancipati, dopo i pessimi vent’anni di berlusconismo, da qualsiasi imbarazzo nei confronti di tutto ciò di cui non afferriamo il nocciolo. In parole semplici, forse, non afferriamo il nocciolo del cambiamento, e giudichiamo le modifiche come elementi estranei al già noto, ritenendole inutili. In termini letterari e anti-gattopardeschi meglio non cambiare niente. E’ il nuovo conformismo che avanza e che sostituisce il conformismo con un nuovo conformismo, stavolta legato al consenso. La sconfitta di Renzi è legata al consenso del ‘popolo sovrano’ e si inserisce in un trend che ormai appare inarrestabile, di contestazione all’establishment, rappresentato dal mondo finanziario ed economico, che si sviluppa con Brexit e finisce con l’elezione di Trump negli Stati Uniti. In Italia, sensibilità politiche e culturali diverse hanno fatto fronte comune per contestare la riforma costituzionale, e la volontà espressa dal progetto politico renziano, votando un semplice ‘No’. Adesso bisogna vedere cosa questa esperienza umana e politica cosa riuscirà realmente a produrre. Riuscirà a creare un nuovo laboratorio politico ed umano per un’Italia che sappia mettere al centro gli interessi popolari?. Ovvero, occuparsi di giovani, donne, pensionati, disoccupati, operai, insegnanti, ceto medio impoverito dall’Europa dei banchieri e dal globalismo economico e culturale. Già dai primi exit poll del referendum costituzionale, che davano il ‘No’ in vantaggio, il segretario della Lega Nord Matteo Salvini si era sbilanciato: ‘Sfidiamo la scaramanzia, la campagna ci impone di osare. Se verranno confermati gli exit poll sarebbe una grande vittoria dei cittadini italiani, una vittoria del popolo contro i poteri forti di tre quarti del mondo. E Renzi dovrebbe dimettersi nel giro di pochi minuti’. Previsione che si è prontamente avverata, dato che effettivamente il premier Renzi si è dimesso poco dopo. Alla notizia, Salvini ha affermato: ‘Questa è una giornata di liberazione nazionale, ma Renzi lascia un Paese diviso’. Aggiunge poi nell’intervento a ‘Porta a Porta’: ‘Questo risultato ci dà ossigeno, energia ed entusiasmo: vedremo di usarli bene. La gente vuole un governo legittimo, e con la Lega vuole votare il prima possibile. Il dopo-Renzi sarà complicato, si dovranno affrontare problemi legati a disoccupazione, immigrazione, sistema bancario al collasso, ma noi non vediamo l’ora di essere messi alla prova’. Anche il leghista e vicepresidente del Senato Roberto Calderoli ha dato il suo commento: ‘La partecipazione è veramente una vittoria per il popolo: c’è una bocciatura totale non solo di Renzi, ma di tutti i poteri forti schierati con lui. Renzi prenda atto della sconfitta, ora finalmente il popolo potrà andare a votare e avere un governo che prende le decisioni per il bene del Paese’. Per quanto riguarda le primarie del centrodestra, invece, per Calderoli sono lo strumento migliore per scegliere un leader veramente rappresentativo di una parte del Paese. Infine, suggerisce, meglio andare subito a votare con il Consultellum, altrimenti, se si fa la riforma elettorale, ci si mette un anno e mezzo. Fatto è che c’è una vera realtà, oltre alla sconfitta, che dice che Renzi ha raccolto più del 40 per cento dei consensi. Se a questi possiamo dedurre voti che non sarebbero stati del Pd resta comunque un alto margine elettorale espresso in percentuali. Per quelli del ‘No’ può essere valido un conosciutissimo proverbio: ‘Dividi ricchezza e resterà povertà’. La ricchezza in tal caso è composta dalla minoranza del Pd, da Forza Italia, dalla Lega, da Fratelli d’Italia e altri votanti non identificati in una forza politica. La cosa più saggia da fare in questo momento è quella di restare a guardare lo svolgersi degli eventi…
Roberto Cristiano