I grandi sconfitti di queste elezioni politiche 2022 sono due storici partiti, Pd e Lega, più l’affluenza alle urne. E adesso, cosa succede al Carroccio e al suo Capitano?
I grandi sconfitti di queste elezioni politiche 2022 sono senz’altro due storici partiti, più l’affluenza alle urne. A votare è andato solo il 63,9% degli italiani, una quota misera, la più bassa di sempre, che conferma un trend in atto da anni, rivelatore dell’ormai cronica disaffezione verso la politica da parte di milioni di persone: ci sono stati 4,5 milioni di elettori in meno.
Gli altri due sconfitti sono il Pd a guida Letta – che ha già annunciato che la sua partita finisce qui e non si ricandiderà alla segreteria del partito – e la Lega di Matteo Salvini, che crolla addirittura sotto il 10%, al 9% per l’esattezza.
“Il dato non mi soddisfa, non ho lavorato per il 9%, ma siamo in un governo di centrodestra in cui saremo protagonisti” ha commentato Salvini nella conferenza stampa post elettorale di via Bellerio a Milano. “Fino alla settimana scorsa avevamo il doppio dei voti da usare in un governo che ci vedeva comparse”.
“Se sono andato a letto abbastanza incazzato, mi sono alzato carico a molla: ho il doppio della voglia, della grinta e dell’energia. Guardo il lato positivo” e poi la frecciatina a Letta: “Meglio avere 100 parlamentari al governo che 100 parlamentari all’opposizione”.
Il governo è stato scelto dai cittadini, con una maggioranza chiara di centrodestra alla Camera e al Senato, sottolinea il leader del Carroccio. “E’ stata premiata l’opposizione, Fratelli d’Italia è stata brava a fare opposizione”, ma “conto che per almeno 5 anni si tiri dritto senza sconvolgimenti. Oggi l’Italia davanti ha 5 anni di stabilità“.
E ancora: “Il giudizio degli elettori è chiaro: hanno premiato chi ha fatto opposizione per 5 anni e chi ha tolto la fiducia al governo Draghi per un termovalorizzatore. Conte ha sparato palle di cannone contro il governo e contro il premier che aveva sostenuto fino a poco prima”.
Poi racconta di aver sentito via messaggio Meloni. “Le ho fatto i complimenti, lavoreremo insieme a lungo e bene” e poi si sentiranno già in giornata per ragionare “presto e bene” sul prossimo governo da formare. “Daremo al governo la migliore squadra della Lega”, strizzando l’occhio già a un possibile ministero in quota Lega, quello dell’Interno, visto che “sul fronte della sicurezza ci siamo sempre distinti”.
Sull’esperienza di governo passato, “per la Lega, per il suo elettorato e per la sua militanza non è stato semplice stare al governo con Draghi, Pd e M5S” ha detto, ma sì, lo rifarebbe, ammette candidamente. “Con l’Italia chiusa per Covid ho ritenuto giusto esserci. Ci è costato, non è facile stare al governo con Di Maio, Speranza, Lamorgese”.
Parla anche di Europa, Salvini, con una stoccata alla presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, a cui manda uno dei suoi proverbiali “bacioni”: “Non so se si è alzata bene Ursula von der Leyen, spero di sì. Le mando un bacione, spero di incontrarla presto. Non vedo sommovimenti geopolitici, mercati in rivolta, fondi sovrani che scappano con il malloppo, è stata una bella giornata”.
Sul fronte interno ha convocato il Consiglio federale della Lega, in cui ascolterà tutti i commissari regionali e valuterà i dati città per città, provincia per provincia.
Ma qualcuno, soprattutto nel nord-est, lo attacca duramente, accusandolo di essere stato la causa del crollo dei consensi, mentre la linea territoriale della coppia Zaia-Fedriga avrebbe fatto molto meglio. Proprio Zaia bacchetta il Capitano, bollando il risultato elettorale come “assolutamente deludente”.
“Il voto degli elettori va rispettato, perché, come diceva Rousseau nel suo contratto sociale, ‘il popolo ti delega a rappresentarlo, quando non lo rappresenti più ti toglie la delega’. E’ innegabile come il risultato ottenuto dalla Lega sia assolutamente deludente, e non ci possiamo omologare a questo trovando semplici giustificazioni” ha detto.
Un momento delicatissimo per la Lega, che “è bene affrontare con serietà perché è fondamentale capire fino in fondo quali aspetti hanno portato l’elettore a scegliere diversamente” prosegue Zaia. Ma al centro resta il nodo dell’autonomia: “Temi come l’autonomia restino per noi un caposaldo, sul quale non transigeremo minimamente nei rapporti con il prossimo Governo”.
Tra gli elettori della Lega, proprio come in seno al Partito democratico, c’è chi ora chiede le dimissioni del Capitano. Soprattutto proprio in Veneto, dove l’elettorato grida “largo a Fedriga”.
Ma lui replica secco: “Non ho mai avuto così tanta voglia e determinazione di lavorare“, sottolineando “il lavoro di migliaia di militanti che dalla Lega non hanno mai preso niente e che in questa campagna hanno fatto molto, molto di più rispetto a chi è in Parlamento da anni. Ho ben chiara in testa la strada della Lega nei prossimi 5 anni con un governo stabile, una maggioranza assoluta”.
E già rilancia con uno dei primi punti che dovranno essere posti sul tavolo del governo, un vero e proprio banco di prova dice. “Serve un decreto energia e lo rivendico anche oggi dopo il voto”. E per i prossimi mesi? Entro la fine dell’anno – promette – la Lega farà i congressi in tutte le 1400 sedi presenti in Italia, da Nord a Sud passando per il Centro. Poi dal 2023 ci saranno i congressi provinciali e regionali.