Massimo Ciancimino è stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura di Roma per riciclaggio. Le indagini sono partite dal cosiddetto tesoro di don Vito. Al centro dell’inchiesta una discarica che si trova a Glina, in Romania. L’inchiesta della Procura di Roma, coordinata dal procuratore capo Giuseppe Pignatone e dai sostituti Delia Cardia e Antonietta Picardi, si riferisce ad aziende e personaggi implicati nella vendita della discarica valutata oltre 100 milioni di euro e riconducibile a Ciancimino, le cui proprietà proverrebbero dall’attività illecita del padre. Oltre a Ciancimino sono state iscritte nel registro degli indagati altre otto persone. Nell’ambito dell’indagine sono in corso perquisizioni a Lucca.Il presunto prestanome di Massimo Ciancimino, per la società che ha in gestione la maxi-discarica di rifiuti in Romania, sarebbe, infatti, Claudio Imbriani. Imprenditore lucchese, ex direttore di una filiale di banca a Lucca, Imbriani era finito al centro dell’operazione ‘Matrioska’ della Guardia di Finanza. A lui e ad altri imputati era contestato il reato di associazione a delinquere finalizzata alla truffa aggravata, al falso in bilancio, falso in atto pubblico e a delle violazioni fiscali. ”Sono sorpreso di quest’ennesima perquisizione relativa a una vicenda su cui sta già indagando la procura di Palermo. Non capisco su quali basi i pm romani abbiano la competenza sull’inchiesta e resto perplesso sull’opportunità che a coordinare l’indagine sia il colonnello ‘Ultimo’ che più volte si è espresso sulla mia persona definendomi delinquente e mafioso”. Lo ha detto Massimo Ciancimino commentando la notizia dell’inchiesta per riciclaggio a suo carico aperta dalla Procura di Roma. ”Questa cosa accade a 20 giorni dall’inizio del processo sulla trattativa Stato-mafia. Spero solo – ha aggiunto – di riuscire a deporre. I tentativi di delegittimarmi saranno molti”. Sulla discarica romena indaga anche la Procura di Palermo. Nei mesi scorsi i magistrati avevano chiesto l’archiviazione dell’inchiesta. Istanza rigettata dal gip che ha chiesto ai pm di approfondire alcuni spunti investigativi.