Pasolini negli anni ha pensato spesso all’idea di riscrivere la Divina Commedia e già dal 1963 cominciò a parlare della Divina Mimesis, ma solo nel ’75 diede alle stampe quelle pagine che lui stesso definisce «documento». La compagnia affronta quest’opera incompiuta di Pasolini ricreando attimi d’intense emozioni facendo riscoprire al pubblico l’attualità del testo. Nella Divina Mimesis, Pasolini sceglie come Virgilio il se stesso degli anni Cinquanta e lasciate le tre fiere comincia il suo viaggio in un Inferno neocapitalistico; un non luogo in cui tutto è possibile, dove la paura è più forte , o forse solo la coscienza amara della vita destinata a finire. I romanzi di Pasolini, pur essendo volutamente poveri dal punto di vista narrativo, vengono costruiti con un’attenta documentazione linguistica; avrebbe voluto un libro scritto a strati, che documentasse come un diario ogni nuova stesura senza cancellare le precedenti, sarebbe stata l’ultima opera in un italiano non-letterario, una lingua che vivesse d’osmosi con i dialetti, il latino, il parlato, fino ad esaurire ogni incrocio possibile. Gli attori recitano e interpretano i versi di Pasolini concatenati a quelli di Dante in un susseguirsi di parole, immagini e musiche, cercando di indagare fino in fondo la poetica dell’autore, ed è così che si passa da un canto all’altro incontrando quei “nuovi” peccatori che Pasolini colloca nei diversi gironi infernali.
Riprova
Sai perché i chirurghi entrano in sala operatoria con le mani alzate? Il motivo
La preparazione dei chirurghi prima di un intervento è un momento fondamentale per garantire la …