Enrico Costa (Fi), in aula della Camera durante la discussione generale sul decreto-legge 30 dicembre 2019, recante modifiche urgenti alla disciplina delle intercettazioni, Roma, 24 febbraio 2020. ANSA/ALESSANDRO DI MEO

Dl Covid, ok della Camera

Ok alla Camera sul decreto Covid, con 241 sì, 166 no e 5 astenuti. Il testo, che prolunga la durata dell’emergenza coronavirus fino al 31 luglio, passa ora al Senato. Il provvedimento inoltre sancisce la possibilità da parte del presidente del Consiglio di ricorrere allo strumento dei Dpcm qualora si rivelasse necessario, in futuro, imporre nuove restrizioni per contenere la diffusione del virus.

Ma durante l’intervento del deputato M5s Currò  alcuni esponenti di Fdi e Lega si sono tolti la mascherina per urlare e manifestare il proprio dissenso; ne è scaturita una bagarre che il vicepresidente Fabio Rampelli ha cercato di sedare, invitando i deputati ad adottare “un comportamento che sia consono all’istituzione parlamentare e sia di esempio ai concittadini”.

Le tensioni però non sono finite, in quanto Nicola Fratoianni è intervenuto per ricordare al centrodestra insorto che la pandemia “non è uno scherzo”. Il deputato LeU ha quindi ribadito che  “è una vergogna che deputati della destra si tolgano la mascherina per urlare, insultare e sputacchiare“.

A Fratoianni ha risposto Lollobrigida, di FdI, che ha sottolineato che il suo gruppo aveva sottolineato già a febbraio l’importanza della mascherina in Parlamento, ricordando che la maggioranza al tempo non lo riteneva necessario. Infine le proteste sono rientrate e Rampelli ha ripreso le redini del dibattito.

Un altro momento di tensione si è scatenato quando la parlamentare del gruppo Misto Sara Cunial, eletta con M5s e poi espulsa, ha inveito contro il premier Conte e il presidente Mattarella. Proteste si sono sollevate dai banchi di Fi, Pd, Iv e M5s.

Il vicepresidente Rampelli ha quindi affermato, come riporta l’Ansa: “Stiamo cercando di capire se l’epiteto virus era rivolto a Presidente del Consiglio o indirizzato al capo dello Stato, nel qual caso farebbe bene a scusarsi, altrimenti rientrerebbe nel vilipendio, con tutte le conseguenze”.

Dopo il voto sul dl Covid, Simone Baldelli di Fi ha sottolineato che se Cunial avesse davvero insultato il presidente Mattarella, si tratterebbe di vilipendio al Capo dello Stato: “In quest’Aula nessuno si può permettere di insultare il Presidente della Repubblica“.

Arriva la richiesta anche dal Pd e dal M5s di “acquisire gli atti: chiediamo che il presidente assuma le iniziative di censura che il nostro Regolamento prevede”.

A spezzare una lancia in favore di Cunial è intervenuto Vittorio Sgarbi, che ha difeso la sua libertà di parola: “Non tocca a noi fare la predica e la morale. Anche se esprime un concetto non condivisibile, in democrazia c’è la libertà di opinione, se è vilipendio ci pensa la magistratura”.

 

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