Dl Ristori, Federcontribuenti: “Escluse 2,5 milioni partite Iva”

“Le partite Iva in Italia superano quota 3 milioni, perche’ la platea raggiunta dagli aiuti non supera i 462 mila soggetti? E come li hanno calcolati e suddivisi per loro 2,44 miliardi di euro? Sembrano numeri dati a caso per gonfiare la comunicazione ma, che nulla hanno a che fare con la realta’!”. Lo chiede, in una nota, Federcontribuenti ricordando anche come nel settore della ristorazione che conta 325.000 imprese, con un fatturato annuo che si aggira intorno ai 50 miliardi di euro con 1.625.000 lavoratori, ci sono ‘sperequazioni’: “le spese fisse mensili a carico di una piccola impresa del settore della ristorazione si aggirano intorno ai 10 mila euro al mese e nemmeno l’ultimo decreto ristoro salvera’ il 58% delle imprese gia’ a rischio chiusura”. Danneggiate dal decreto le attivita’ aperte dopo aprile 2019.

Inoltre, chiede l’associazione dei contribuenti e consumatori “perche’ il governo, che ha inserito nel documento inviato alla UE sotto forma di sostegno economico, circa 36 miliardi di euro a copertura della sospensione delle tasse, quelle imposte non le ha cancellate a carico dei contribuenti ma solo sospese? Ancora: il credito di imposta e’ gia’ stato quasi del tutto utilizzato, tale misura non e’ piu’ utilizzabile per la stragrande maggioranza delle piccole imprese. i tecnici del ministero dell’Economia dovevano analizzare i costi fissi prima di giocare sulle operazioni matematiche per evitare di condannare a morte tutte queste imprese”. Un’azienda che, ad esempio, fattura una media di 30.000 euro al mese si e’ ritrovata con 2.000 euro di aiuti, quando ne spende 10 mila euro al mese di sole spese fisse, mentre ne ha ricevuti 6.000 un ristorante analogo che ha aperto prima dell’aprile 2019 e il nuovo decreto li esclude nuovamente. A un ristorante che fattura fino a 400mila euro il nuovo giro di indennizzi offrira’ in media 5.173 euro. Per un bar che rientra nella stessa soglia di volume d’affari il bonifico-bis sara’ mediamente di 2.941 euro mentre nel caso degli affittacamere l’importo di riferimento si attesta a 2.579. I tecnici del ministero dell’Economia – e’ la critica di Federcontribuenti – dovevano analizzare i costi fissi prima di giocare sulle operazioni matematiche per evitare di condannare a morte tutte queste imprese”.

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