Dl sostegni, Abi: “Da stretta cessioni credito criticità per edilizia e banche”

La stretta sulla cessione dei crediti legati al superbonus, “a parere dell’Abi, genera molteplici criticità innanzitutto per il settore edilizio e quindi per l’economia dell’Italia e, a valle, anche per le banche che sono tra i maggiori acquirenti dei crediti in questione”. Lo ha evidenziato il dg dell’associazione bancaria, Giovanni Sabatini, nel corso dell’audizione sul Dl sostegni ter in commissione Bilancio al Senato. E dopo aver ricordato che la norma correttiva, inserita del Dl, è stata “emanata appena un mese dopo l’ approvazione nella Legge di bilancio 2022 della proroga dei bonus edilizi e dell’opzione per lo sconto in fattura o la cessione del credito, nonché delle disposizioni antifrode”, Sabatini ha osservato: “Pur comprendendo le finalità di prevenzione delle frodi, le previsioni recate dall’articolo 28 hanno determinato una interruzione del positivo effetto registrato negli ultimi due anni e hanno generato incertezza per i contratti di cessione già stipulati”. Da qui la richiesta di “chiarimenti e interventi correttivi”.

“Il meccanismo della cessione del credito fiscale, unitamente allo sconto in fattura – ha ricordato Sabatini – ha costituito fina dalla sua introduzione un volano per favorire la crescita degli investimenti volti a migliorare l’efficienza energetica e di contenimento dei rischi sismici e idrogeologici connessi agli immobili e, per questa via, ha sicuramente contribuito in misura significativa al recupero del Pil. Esso sostiene la ripresa dell’economia – a fronte dell’attuale periodo emergenziale, consentendo di monetizzare sin da subito il beneficio fiscale altrimenti utilizzabile in un prolungato arco temporale e garantendo, dunque, maggiore liquidità immediata a famiglie e imprese. Inoltre, da un lato vengono immesse maggiori risorse a disposizione dei contribuenti, aumentandone la propensione alla spesa e, dall’altro, l’edilizia e il suo indotto, uno dei settori a più alto contributo del PIL nazionale, ricevono una maggiore spinta propulsiva”. L’Abi ha pertanto sollecitato, più in generale, una “stabilizzazione del quadro normativo di riferimento, assicurando un arco temporale sufficiente per adeguarsi alle nuove disposizioni, in linea con quanto previsto dallo Statuto dei diritti del contribuente, conformemente alle esigenze operative e organizzative dei destinatari”. Mentre, in sede di conversione in del decreto legge, o in un nuovo provvedimento normativo, l’Associazione ha auspicato “che il divieto di cessioni successive alla prima venga ripensato in considerazione delle qualità del cessionario”. In particolare secondo l’Abi “le operazioni di cessione dovrebbero essere concesse in numero maggiore rispetto all’unica attualmente prevista dall’articolo 28 all’interno dei gruppi bancari e tra banche e intermediari finanziari in ragione delle loro peculiarità soggettive. Le banche, infatti, sono intermediari vigilati a cui sono imposti specifici obblighi di controllo e comunicazione alle Autorità, compresi quelli previsti dalla normativa antiriciclaggio”. In sostanza, anche grazie a presidio svolto dalle banche in funzione antiriciclaggio, è stato richiesto “un ragionevole numero di cessioni, successive alla prima, che eviti il rischio di annullare i benefici del meccanismo della cessione del credito di imposta”.

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