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“Seggi inseriti fino adesso: 5289”. E’ quanto si legge nella pagina del sito Pd dedicata al ‘trova seggio’ per le primarie di domenica. Il numero è suscettibile di variazioni perché in aggiornamento, ma difficilmente si arriverà a quelli delle primarie 2019 vinte da Nicola Zingaretti. Allora i seggi furono circa 7mila. “Il numero potrà crescere ancora un po’, ma saranno sicuramente molti meno del 2019”.
Nessun candidato e nessun dirigente del Pd ha fissato un’asticella sulla partecipazione alle primarie. “Quanti parteciperanno? Ci faremo bastare quelli che verranno… ma questa domanda la potete fare solo a noi perché siamo l’unico partito a far scegliere agli elettori il segretario”, ha risposto in questi giorni Bonaccini. Ma una ‘soglia psicologica’ tra i dem viene sussurrata ed è quella del milione ai gazebo. Nel 2019 furono 1 milione e 600mila i partecipanti, un numero già dimezzato rispetto agli oltre 3 milioni di votanti alle prime primarie Pd, quelle del 2007, in cui trionfò Walter Veltroni con 2.667.000 voti (75%).
Domenica prossima i seggi per le primarie saranno aperti dalle 8 alle 20. Possono votare tutti i cittadini e le cittadine italiani, servono un documento d’identità e 2 euro (chi è già iscritto al Pd può anche non versare il contributo). Possono votare ai gazebo anche i cittadini stranieri residenti in Italia, i minori dai 16 anni in su, i lavoratori e gli studenti fuori sede. Queste categorie devono pre-registrarsi (entro il 22 febbraio) sulla piattaforma delle primarie sul sito Pd, inserendo la documentazione richiesta e selezionando il gazebo della zona in cui si vive. Votano anche gli italiani all’estero, on line o in presenza se ci sono gazebo nel loro territorio: gli iscritti residenti o domiciliati all’estero che si sono pre-registrati per il voto on line sono 1.740.
Il voto on line è stato al centro di uno scontro acceso tra il fronte Bonaccini e quello Schlein. La richiesta di permettere il voto digitale era stata avanzata da Schlein con la netta opposizione della mozione Bonaccini ma anche di Paola De Micheli. La mediazione di Enrico Letta ha risolto la questione limitando il ricorso all’on line, tramite pre-registrazione con lo Spid, solo ad alcune categorie: chi abita almeno 20 km distante da un comune dove sia presente un seggio; persone impossibilitate a recarsi ai seggi per condizioni di disabilità o malattia cronica invalidante che autocertifichino tali condizioni; lavoratori che nella giornata del 26 febbraio svolgano dei turni o siano in viaggio per motivi di servizio. Gli elettori che si sono pre-registati per porter votare on line sono 1.055.
La commissione nazionale per il congresso del Pd renderà noti i dati definitivi dei congressi di circolo. Secondo l’ultimo dato provvisorio, diffuso ieri e aggiornato a venerdì, hanno votato finora in 132mila e 33 iscritti dem. Per Bonaccini 71.043 voti, pari al 54,03%; per Schlein 44.590 voti, pari al 33,91%; per Cuperlo 9.977 voti pari al 7,5%; per De Micheli 5.869 voti, pari al 4,46%.
Gran parte dei dirigenti dei territori con Bonaccini, big nazionali per Schlein. Questa in estrema sintesi la mappatura del congresso Pd. Con il presidente della regione Emilia Romagna sono schierati gli altri 3 governatori Pd: Eugenio Giani, Michele Emiliano e Enzo De Luca. Oltre a tantissimi sindaci dal presidente dell’Anci Antonio De Caro, primo cittadino di Bari, il sindaco di Firenze, Dario Nardella, che guida la mozione Bonaccini, quello di Pesaro e coordinatore dei sindaci dem, Matteo Ricci. Questi ultimi due sono stati in corsa per la candidatura alla segreteria per poi convergere sul presidente dell’Emilia Romagna. Come Brando Benifei, capodelegazione dem in Ue: a un passo dalla candidatura, ha poi scelto Bonaccini. A livello di dirigenti nazionali ci sono poi le due capigruppo, Simona Malpezzi e Debora Serracchiani, Lorenzo Guerini con la componente di Base Riformista, i Giovani Turchi di Matteo Orfini, parte di Areadem che non ha seguito Dario Franceschini, come Piero Fassino. Enrico Letta, in quanto ‘garante’ della fase congressuale non si è espresso, ma diversi ‘lettiani’ in testa il braccio destro, Marco Meloni, hanno scelto Bonaccini.
Con Schlein si è invece schierato il grosso del ‘gotha’ Pd da Franceschini appunto, alla sinistra di Andrea Orlando e Peppe Provenzano, ed ancora Goffredo Bettini e Nicola Zingaretti. Ma anche il ‘paladino’ dei diritti Alessandro Zan e Laura Boldrini. Ed ancora Francesco Boccia, coordinatore della mozione, e Marco Furfaro che ne è portavoce. Tra i sindaci di grandi città c’è l’appoggio del primo cittadino di Bologna, Matteo Lepore.
Ma ci sono anche personaggi noti e del mondo dello spettacolo che hanno dato il loro endorsment ai candidati. Gli ultimi due nella giornata di oggi: lo scrittore Carlo Lucarelli con Bonaccini e la cantante Paola Turci con Schlein. Con la candidata dem anche gli attori Claudio Amendola e Lino Guanciale, il regista Gabriele Muccino. Mentre con Bonaccini si sono schierati lo chef Massimo Bottura e l’oro olimpico Gregorio Paltrinieri.
“Stiamo entrando nella settimana delle primarie del PD, dopo la conclusione del voto dei circoli. Il mio sostegno alla candidatura di Stefano Bonaccini si fonda su alcuni elementi essenziali: sulla sua indiscutibile solidità politica basata su una importante esperienza di partito e amministrativa e il suo programma sui temi sociali, al quale ho potuto dare il mio contributo. Su quest’ultimo punto voglio sottolineare, in particolare, la scelta sui temi del lavoro e della previdenza”m dichiara Cesare Damiano.
“Sul lavoro è fondamentale la priorità attribuita alle assunzioni a tempo indeterminato, che devono essere fiscalmente incentivate e costare meno del lavoro flessibile, e il riconoscimento dell’errore compiuto dal PD con la definitiva cancellazione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Per quanto riguarda le pensioni, Bonaccini sostiene la necessità di adottare un sistema strutturale e universale di flessibilità e una pensione di garanzia per i soggetti fragili, giovani e donne, che valorizzi i periodi di cura, di formazione, di disoccupazione e di Cassa Integrazione, compreso il riscatto della laurea, per totalizzare il maggior numero di contributi”.
“L’obiettivo è quello di sconfiggere il lavoro povero e precario e avere pensioni dignitose. Infine -conclude – mi convince l’affermazione di Bonaccini circa l’esigenza, al di là di chi vincerà il congresso, di ricostruire l’unità del partito e di superare la logica delle correnti”.