‘Mi sento come un combattente per l’uomo debole, per l’uomo comune e la donna. Combattendo contro l’attuale classe politica che è un vero e proprio cartello che si è impossessato degli Stati Uniti. Sono stato molto onorato di essere stato il ceo della campagna elettorale di Trump e ho avuto modo insieme al presidente di portare queste idee al cospetto del popolo americano e come abbiamo visto l’8 novembre credo che la gente concordi con queste idee’, dice Steve Bannon, ex stratega del presidente degli Stati Uniti, in una intervista a Matrix.
Rivela un retroscena: ‘Il 14, 15 agosto ho preso la gestione della campagna elettorale, eravamo indietro di 16 punti, non avevamo molti soldi ma avevamo Trump e queste idee populiste e di economia nazionalista. La prima volta che parlai con lui gli dissi che aveva il 100% della certezza di vincere se si contrapponeva a Hillary Clinton, rappresentante di una elite corrotta e incompetente. Il populismo, significa dare finalmente una voce a quel piccolo uomo contro le elite, il partito di Davos. I tipi che dicono come devono funzionare le cose. Credo che il populismo sia la strada del futuro. La gente dovrà trovare queste soluzioni, non si farà guidare come delle pecore, devi prendere il controllo della tua vita, del tuo movimento politico e alla fine della tua nazione’.
L’Economist, il Financial Times, pensano che Trump sia un diavolo perché lui è la voce di una rivolta populista e popolare negli Usa, il populismo dice: siamo stanchi di questi esperti che ci dicono che deve essere cosi e non può essere in alcun altro modo. Credo che stiamo vedendo uomini e donne in tutta Italia, Ungheria, Francia, Germania e Stati Uniti che dicono: Sai che c’è? Non vi crediamo più.
Così è per l’immigrazione: ‘Credo che l’Europa nei prossimi due anni andrà in time out per organizzarsi ed evitare un’immigrazione di massa dall’Africa e dal Medio Oriente’, profetizza Bannon, perché credo che si tratti della più grande questione di sicurezza nazionale nell’Europa Occidentale e lo diventerà negli Usa’.
Un giornalista di Forbes ha chiesto a Trump di commentare le indiscrezioni secondo cui Tillerson avrebbe definito il suo capo un ‘moron’. Un imbecille. Un deficiente. Trump ha risposto: ‘Penso che siano fake news’. Tutte balle. Però poi ha continuato sibillino: ‘Ma se davvero avesse detto una cosa del genere, allora dovremmo mettere a confronto i nostri test di intelligenza. E già vi posso dire chi vincerà’.
La portavoce della Casa Bianca, Sarah Huckbee Sanders, ha gettato acqua sul fuoco durante una conferenza stampa: ‘Era tutto uno scherzo. Ci vuole un po’ di senso dell’umorismo’. Lo stesso Trump, che ha incontrato Tillerson a pranzo, ha tenuto a ribadire la fiducia al suo ministro degli Esteri. Più o meno nelle stesse ore in cui confermava che il generale John Kelly, capo dello Staff, non sarà licenziato. Tillerson e Kelly sono gli altri due maschi alfa rimasti nel gruppo presidenziale, oltre al capo branco. Le voci di attriti con il boss circolano da giorni. La settimana scorsa il capo della diplomazia americana ha dovuto convocare una conferenza stampa per smentire sue possibili dimissioni.